Page 1290 - Giorgio Vasari
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Ben è vero che dava fastidio a ognuno il vederlo così lungo e penar
tanto a condurre le sue cose, ma con tutto ciò gli sarebbe stato dato
a finire il rimanente se non l'avesse impedito la venuta in Arezzo del
Rosso fiorentino, pittor singolare al quale, essendo messo inanzi da
Giovan Antonio Lappoli pittore aretino e da Messer Giovanni Polastra,
come si è detto in altro luogo, fu allogato con molto favore il
rimanente di quell'opera. Di che prese tanto sdegno Niccolò, che se
non avesse tolto l'anno inanzi donna et avutone un figliuolo, dove era
accasato in Arezzo, si sarebbe subito partito. Pur finalmente
quietatosi, lavorò una tavola per la chiesa di Sargiano, luogo vicino
ad Arezzo due miglia, dove stanno frati de' zoccoli, nella quale fece la
Nostra Donna assunta in cielo con molti putti che la portano, a' piedi
di San Tomaso che riceve la cintola et a torno San Francesco, S.
Lodovico, S. Giovanni Battista e Santa Lisabetta regina d'Ungheria. In
alcuna delle quali figure e particularmente in certi punti, si portò
benissimo; e così anco nella predella fece alcune storie di figure
piccole, che sono ragionevoli. Fece ancora nel convento delle
monache delle Murate del medesimo Ordine, in quella città, un Cristo
morto con le Marie, che per cosa a fresco è lavorata pulitamente. E
nella Badia di Santa Fiore de' monaci Neri, fece dietro al Crucifisso,
che è posto in sull'altar maggiore, in una tela a olio, Cristo che ora
nell'orto e l'Angelo che, mostrandogli il calice della Passione, lo
conforta, che invero fu assai bella e buon'opera. Alle monache di San
Benedetto d'Arezzo, dell'Ordine di Camaldoli, sopra una porta per la
quale si entra nel monastero fece in un arco la Nostra Donna, San
Benedetto e Santa Caterina, la quale opera fu poi, per aggrandire la
chiesa, gettata in terra.
Nel castello di Marciano in Valdichiana, dov'egli si tratteneva assai,
vivendo parte delle sue entrate che in quel luogo aveva e parte di
qualche guadagno che vi faceva, cominciò Niccolò in una tavola un
Cristo morto e molte altre cose con le quali si andò un tempo
trattenendo. Et in quel mentre, avendo appresso di sé il già detto
Domenico Giuntalochi da Prato, si sforzava, amandolo et appresso di
sé tenendolo come figliuolo, che si facesse eccellente nelle cose
dell'arte, insegnandoli a tirare di prospettiva, ritrarre di naturale e