Page 1288 - Giorgio Vasari
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molta  diligenza,  e  dopo  fece  a  Marciano  un  lavoro  in  fresco  assai
               lodato.  L'anno  poi  1524  avendo  nella  terra  di  Prato  Messer  Baldo
               Magini  fatto  condurre  di  marmo  da  Antonio,  fratello  di  Giuliano  da
               Sangallo, nella Madonna delle Carcere un tabernacolo di due colonne
               con suo architrave, cornice e quarto tondo, pensò Antonio di far sì che

               Messer  Baldo  facesse  fare  la  tavola,  che  andava  dentro  a  questo
               tabernacolo, a Niccolò, col quale aveva preso amicizia quando lavorò
               al  Monte  San  Sovino  nel  palazzo  del  già  detto  cardinal  di  Monte.

               Messolo dunque per le mani a Messer Baldo, egli, ancor che avesse in
               animo di farla dipignere ad Andrea del Sarto, come si è detto in altro
               luogo,  si  risolvette,  a  preghiera  e  per  il  consiglio  d'Antonio,  di
               allogarla  a  Niccolò,  il  quale,  messovi  mano,  con  ogni  suo  potere  si
               sforzò  di  fare  una  bell'opera,  ma  non  gli  venne  fatta  perché  dalla

               diligenza in poi non vi si conosce bontà di disegno, né altra cosa, che
               molto lodevole sia; perché quella sua maniera dura lo conduceva, con
               le  fatiche  di  que'  suoi  modelli  di  terra  e  di  cera,  a  una  fine  quasi

               sempre  faticosa  e  dispiacevole.  Né  poteva  quell'uomo,  quanto  alle
               fatiche  dell'arte,  far  più  di  quello  che  faceva,  né  con  più  amore.  E
               perché conosceva che niuno ..., mai si potè per molti anni persuadere
               che altri gli passasse innanzi d'eccellenza. In quest'opera adunque è
               un  Dio  Padre  che  manda  sopra  quella  Madonna  la  corona  della

               virginità et umiltà per mano d'alcuni Angeli che le sono intorno, alcuni
               de' quali suonano diversi stromenti. In questa tavola ritrasse Niccolò
               di  naturale  Messer  Baldo  ginocchioni  a  piè  d'un  Santo  Ubaldo

               vescovo, e dall'altra banda fece San Giuseppo; e queste due figure
               mettono in mezzo l'imagine di quella Nostra Donna che in quel luogo
               fece  miracoli.  Fece  di  poi  Niccolò,  in  un  quadro  alto  tre  braccia,  il
               detto Messer Baldo Magini di naturale e ritto, con la chiesa di San
               Fabiano di Prato in mano, la quale egli donò al capitolo della calonaca

               della pieve. E ciò fece per lo capitolo detto il quale, per memoria del
               ricevuto  beneficio,  fece  porre  questa  quadro  in  sagrestia,  sì  come
               veramente  meritò  quell'uomo  singolare  che  con  ottimo  giudizio

               beneficiò quella principale chiesa della sua patria tanto nominata per
               la  cintura  che  vi  serba  di  Nostra  Donna.  E  questo  ritratto  fu  delle
               migliori opere che mai facesse Niccolò di pittura.
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