Page 1285 - Giorgio Vasari
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VITA DI NICCOLÒ SOGGI PITTORE



               Fra  molti  che  furono  discepoli  di  Pietro  Perugino,  niuno  ve  n'ebbe,
               dopo Raffaello da Urbino, che fusse né più studioso, né più diligente
               di Niccolò Soggi, del quale al presente scriviamo la vita. Costui, nato
               in Fiorenza di Iacopo Soggi, persona da bene, ma non molto ricca,

               ebbe col tempo servitù in Roma con Messer Antonio dal Monte, per
               che, avendo Iacopo un podere a Marciano in Valdichiana e standosi il
               più  del  tempo  là,  praticò  assai,  per  la  vicinità  de'  luoghi,  col  detto
               Messer Anton di Monte. Iacopo dunque, vedendo questo suo figliuolo

               molto inclinato alla pittura, l'acconciò con Pietro Perugino, et in poco
               tempo,  col  continuo  studio,  acquistò  tanto  che  non  molto  tempo
               passò che Pietro cominciò a servirsene nelle cose sue, con molto utile
               di Niccolò, il quale attese in modo a tirare di prospettiva et a ritrarre

               di naturale, che fu poi nell'una cosa e nell'altra molto eccellente.

               Attese anco assai Niccolò a fare modelli di terra e di cera, ponendo
               loro panni addosso e cartepecore bagnate; il che fu cagione che egli
               insecchì  sì  forte  la  maniera,  che  mentre  visse  tenne  sempre  quella
               medesima, né per fatica che facesse se la poté mai levare da dosso.
               La  prima  opera  che  costui  facesse  doppo  la  morte  di  Pietro  suo

               maestro, si fu una tavola a olio in Fiorenza nello spedale delle Donne
               di Bonifazio Lupi in via Sangallo, cioè la banda di dietro dell'altare,
               dove  l'Angelo  saluta  la  Nostra  Donna,  con  un  casamento  tirato  in

               prospettiva, dove sopra i pilastri girano gl'archi e le crocere, secondo
               la maniera di Piero. Dopo l'anno 1512 avendo fatto molti quadri di
               Nostre Donne per le case dei cittadini, et altre cosette che si fanno
               giornalmente, sentendo che a Roma si facevano gran cose, si partì di
               Firenze,  pensando  acquistare  nell'arte  e  dovere  anco  avanzare

               qualche  cosa,  e  se  n'andò  a  Roma  dove,  avendo  visitato  il  detto
               Messer Antonio di Monte, che allora era cardinale, fu non solamente
               veduto volentieri, ma subito messo in opera a fare, in quel principio

               del pontificato di Leone, nella facciata del palazzo, dove è la statua di
               maestro Pasquino, una grand'arme in fresco di papa Leone in mezzo
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