Page 1280 - Giorgio Vasari
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cavallo  e  seco  Giovan  Antonio  alla  porta  di  Santo  Spirito  in
               Trastevere, per far opera che non così tosto entrassero per quel luogo
               i soldati di Borbone, e vi fu esso Messer Paolo morto et il Lappoli fatto
               prigione dagli Spagnuoli. E poco dopo, messo a sacco ogni cosa, si
               perdè il quadro, i disegni fatti nella cappella e ciò che aveva il povero

               Giovan  Antonio,  il  quale  dopo  molto  essere  stato  tormentato  dagli
               Spagnuoli, perché pagasse la taglia, una notte in camicia si fuggì con
               altri prigioni. E mal condotto e disperato, con gran pericolo della vita,

               per non esser le strade sicure, si condusse finalmente in Arezzo dove,
               ricevuto  da  Messer  Giovanni  Polastra,  uomo  litteratissimo,  che  era
               suo zio, ebbe che fare a riaversi, sì era mal condotto per lo stento e
               per  la  paura.  Dopo,  venendo  il  medesimo  anno  in  Arezzo  sì  gran
               peste  che  morivano  quattrocento  persone  il  giorno,  fu  forzato  di

               nuovo  Giovan  Antonio  a  fuggirsi  tutto  disperato  e  di  mala  voglia  e
               star  fuora  alcuni  mesi;  ma  cessata  finalmente  quella  influenza,  in
               modo che si poté cominciare a conversare insieme, un fra' Guasparri

               conventuale di San Francesco, allora guardiano del convento di quella
               città, allogò a Giovan Antonio la tavola dell'altar maggiore di quella
               chiesa per cento scudi, acciò vi facesse dentro l'adorazione de' Magi;
               per che il Lappoli, sentendo che 'l Rosso era al Borgo San Sepolcro e
               vi  lavorava  (essendosi  anch'egli  fuggito  di  Roma)  la  tavola  della

               Compagnia  di  Santa  Croce,  andò  a  visitarlo,  e  dopo  avergli  fatto
               molte  cortesie  e  fattogli  portare  alcune  cose  d'Arezzo,  delle  quali
               sapeva che aveva necessità, avendo perduto ogni cosa nel Sacco di

               Roma, si fece far un bellissimo disegno della tavola detta che aveva
               da fare per fra' Guasparri. Alla quale messo mano, tornato che fu in
               Arezzo,  la  condusse  secondo  i  patti  in  fra  un  anno  dal  dì  della
               locazione et in modo bene che ne fu sommamente lodato. Il quale
               disegno del Rosso l'ebbe poi Giorgio Vasari e da lui il molto reverendo

               don Vincenzio Borghini, spedalingo degli Innocenti di Firenze, e che
               l'ha in un suo libro di disegni di diversi pittori.

               Non molto dopo, essendo entrato Giovan Antonio mallevador al Rosso
               per trecento scudi, per conto di pitture che dovea il detto Rosso fare
               nella  Madonna  delle  Lacrime,  fu  Giovan  Antonio  molto  travagliato

               perché, essendosi partito il Rosso senza finir l'opera, come si è detto
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