Page 1272 - Giorgio Vasari
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Finalmente, dopo essere stato molto aspettato a Genova dal prencipe
               Doria, vi si condusse Domenico, ma con gran fatica, come quello che
               era avezzo a una sua vita riposata e si contentava di quel tanto che il
               suo bisogno chiedeva senza più, oltreché non era molto avezzo a far
               viaggi, perciò che, avendosi murata una casetta in Siena et avendo

               fuor della porta a Comollia un miglio una sua vigna, la quale per suo
               passatempo facea fare a sua mano e vi andava spesso, non si era già
               un  pezzo  molto  discostato  da  Siena.  Arrivato  dunque  a  Genova,  vi

               fece una storia a canto a quella del Pordenone, nella quale si portò
               molto bene, ma non però di maniera che ella si possa fra le sue cose
               migliori annoverare. Ma perché non gli piacevano i modi della corte et
               era avezzo a viver libero, non stette in quel luogo molto contento,
               anzi  pareva  in  un  certo  modo  stordito.  Per  che,  venuto  a  fine  di

               quell'opera,  chiese  licenza  al  prencipe  e  si  partì  per  tornarsene  a
               casa; e passando da Pisa per vedere quella città, dato nelle mani a
               Batista del Cervelliera, gli furono mostrate tutte le cose più notabili

               della città, e particularmente le tavole del Sogliano et i quadri che
               sono  nella  nicchia  del  Duomo  dietro  all'altare  maggiore.  Intanto
               Sebastiano  della  Seta  Operaio  del  Duomo,  avendo  inteso  dal
               Cervelliera  le  qualità  e  virtù  di  Domenico,  disideroso  di  finire
               quell'opera, stata tenuta in lungo da Giovanni Antonio Sogliani, allogò

               due quadri della detta nicchia a Domenico, acciò gli lavorasse a Siena
               e di là gli mandasse, fatti, a Pisa; e così fu fatto. In uno è Moisè, che
               trovato il popolo avere sacrificato al vitel d'oro, rompe le tavole; et in

               questo  fece  Domenico  alcuni  nudi  che  sono  figure  bellissime;  e
               nell'altro è lo stesso Moisè, e la terra che si apre et inghiottisce una
               parte del popolo, et in questo anco sono alcuni ignudi, morti da certi
               lampi di fuoco, che sono mirabili. Questi quadri condotti a Pisa furono
               cagione  che  Domenico  fece  in  quattro  quadri,  dinanzi  a  questa

               nicchia, cioè due per banda, i quattro Evangelisti, che furono quattro
               figure molto belle. Onde Sebastiano della Seta, che vedeva d'esser
               servito  presto  e  bene,  fece  fare  dopo  questi  a  Domenico  la  tavola

               d'una delle cappelle del Duomo, avendone infino allora fatte quattro
               il  Sogliano.  Fermatosi  dunque  Domenico  in  Pisa,  fece  nella  detta
               tavola la Nostra Donna in aria col putto in collo sopra certe nuvole
               rette  da  alcuni  putti,  e  da  basso  molti  Santi  e  Sante  assai  bene
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