Page 1250 - Giorgio Vasari
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intervenire; per che egli aveva già dato principio alla sagrestia e
l'aveva fatta nella nicchia principale dietro a l'altar maggior, dove era
finito già l'ornamento di marmo e fatti molti quadri da
Giovann'Antonio Sogliani pittore fiorentino, il resto de' quali, insieme
con le tavole e cappelle che mancavano, fu poi doppo molti anni fatto
finire da Messer Sebastiano della Seta, Operaio di quel Duomo.
Venne in questo tempo in Pisa, tornando da Genova, Perino e visto
questo principio per mezzo di Batista del Cervelliera, persona
intendente nell'arte e maestro di legname, in prospettive et in rimessi
ingegnosissimo, fu condotto all'Operaio; e discorso insieme delle cose
dell'Opera del Duomo, fu ricerco che a un primo ornamento dentro
alla porta ordinaria che s'entra dovessi farvi una tavola, che già era
finito l'ornamento, e sopra quella una storia, quando San Giorgio
ammazzando il serpente libera la figliuola di quel re. Così, fatto
Perino un disegno bellissimo, che faceva in fresco un ordine di putti e
d'altri ornamenti fra l'una cappella e l'altra, e nicchie con Profeti e
storie in più maniere, piacque tal cosa all'Operaio, e così, fatto il
cartone d'una di quelle, cominciò a colorir quella prima, dirimpetto
alla porta detta di sopra, e finì sei putti, i quali sono molto bene
condotti. E così doveva seguitare intorno intorno, che certo era
ornamento molto ricco e molto bello, e sarebbe riuscita tutta insieme
un'opera molto onorata, ma venutagli voglia di ritornare a Genova,
dove aveva preso e pratiche amorose et altri suoi piaceri, a' quali egli
era inclinato a certi tempi. Nella sua partita diede una tavoletta
dipinta a olio, ch'egli aveva fatta loro, alle monache di San Maffeo,
che è dentro nel munistero fra loro. Arrivato poi in Genova, dimorò in
quella molti mesi facendo per il prencipe altri lavori ancora.
Dispiacque molto all'Operaio di Pisa la partita sua, ma molto più il
rimanere quell'opera imperfetta, onde non restava di scrivergli ogni
giorno che tornasse, né di domandarne la moglie d'esso Perino, la
quale egli aveva lasciata in Pisa; ma veduto finalmente che questa
era cosa lunghissima, non rispondendo o tornando, allogò la tavola di
quella cappella a Giovann'Antonio Sogliani, che la finì e la mise al suo
luogo. Ritornato non molto dopo Perino in Pisa, vedendo l'opera del
Sogliano si sdegnò, né volle altrimenti seguitare quello che aveva