Page 1231 - Giorgio Vasari
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Perino  che  le  promesse,  con  le  quali  fu  condotto  p[resso]  a  Roma,
               erano  mandate  in  lunga  per  colpa  dell'utile  e  commodità  che  ne
               traeva  il  Vaga,  e  risolvendosi  andarci  da  per  sé,  fu  cagione  che  il
               Vaga,  lasciato  tutte  l'opere,  lo  condusse  a  Roma.  Dove  egli,  per
               l'amore  che  portava  all'arte,  ritornò  al  solito  suo  disegno,  e

               continuando  molte  settimane,  più  ogni  giorno  si  accendeva.  Ma
               volendo il Vaga far ritorno a Toscanella, e per questo fatto conoscere
               a  molti  pittori  ordinarii  Perino  per  cosa  sua,  lo  raccomandò  a  tutti

               quegli amici che là aveva, acciò l'aiutassino e favorissino in assenza
               sua. E da questa origine, da indi innanzi, si chiamò sempre Perin del
               Vaga.

               Rimaso costui in Roma, e vedendo le opere antiche nelle sculture e le
               mirabilissime  machine  degli  edifizi,  gran  parte  rimase  nelle  rovine,
               stava  in  sé  ammiratissimo  del  valore  di  tanti  chiari  et  illustri  che

               avevano  fatte  quelle  opere.  E  così  accendendosi  tuttavia  più  in
               maggior  desiderio  dell'arte,  ardeva  continuamente  di  pervenire  in
               qualche grado vicino a quelli, sì che con le opere desse nome a sé et
               utile,  come  l'avevano  dato  coloro  di  chi  egli  si  stupiva  vedendo  le

               bellissime opere loro. E mentre che egli considerava alla grandezza
               loro et alla infinita bassezza e povertà sua, e che altro che la voglia
               non  aveva  di  volere  aggiugnerli,  e  che  senza  avere  chi  lo
               intrattenesse  che  potesse  campar  la  vita  gli  conveniva,  volendo

               vivere, lavorare a opere per quelle botteghe oggi con uno dipintore e
               domane con un altro, nella maniera che fanno i zappatori a giornate;
               e quanto fusse disconveniente allo studio suo questa maniera di vita,
               egli medesimo per dolore se ne dava infinita passione non potendo

               far que' frutti, e così presto, che l'animo e la volontà et il bisogno suo
               gli promettevano. Fece adunque proponimento di dividere il tempo, la
               metà della settimana lavorando a giornate et il restante attendendo
               al disegno. Aggiugnendo a questo ultimo tutti i giorni festivi, insieme

               con  una  gran  parte  delle  notti,  e  rubando  al  tempo  il  tempo,  per
               divenire famoso e fuggir dalle mani d'altrui più che gli fusse possibile.

               Messo  in  esecuzione  questo  pensiero,  cominciò  a  disegnare  nella
               cappella di papa Giulio, dove la volta di Michelagnolo Buonarroti era
               dipinta  da  lui,  seguitando  gli  andari  e  la  maniera  di  Raffaello  da
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