Page 1229 - Giorgio Vasari
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Carlo  Ottavo  re  di  Francia,  come  giovane  et  animoso  e  liberale,  in
               servitù con quel principe, spese tutte le facultà sue nel soldo e nel
               giuoco, et in ultimo ci lasciò la vita. A costui nacque un figliuolo, il cui
               nome fu Piero, che rimasto piccolo di due mesi per la madre morta di
               peste, fu con grandissima miseria allattato da una capra in una villa

               infino che il padre, andato a Bologna, riprese una seconda donna, alla
               quale erano morti di peste i figliuoli et il marito. Costei con il latte
               appestato  finì  di  nutrire  Piero,  chiamato  Pierino  per  vezzi,  come

               ordinariamente per li più si costuma chiamare i fanciulli, il qual nome
               se gli mantenne poi tuttavia. Costui condotto dal padre in Fiorenza, e
               nel suo ritornarsene in Francia lasciatolo ad alcuni suoi parenti, quelli,
               o per non avere il modo o per non voler quella briga di tenerlo e farli
               insegnare  qualche  mestiero  ingegnoso,  l'acconciarono  allo  speziale

               del  Pinadoro  acciò  che  egli  imparasse  quel  mestiero.  Ma  non
               piacendogli  quell'arte,  fu  preso  per  fattorino  da  Andrea  de'  Ceri
               pittore, piacendogli e l'aria et i modi di Perino e parendogli vedere in

               esso un non so che d'ingegno e di vivacità da sperare che qualche
               buon frutto dovesse col tempo uscir di lui.

               Era  Andrea  non  molto  buon  pittore,  anzi  ordinario  e  di  questi  che
               stanno  a  bottega  aperta  publicamente  a  lavorare  ogni  cosa
               meccanica; et era consueto dipignere ogni anno per la festa di San
               Giovanni certi ceri che andavano e vanno ad offerirsi, insieme con gli

               altri tributi della città; e per questo si chiamava Andrea de' Ceri, dal
               cognome  del  quale  fu  poi  detto  un  pezzo  Perino  de'  Ceri.  Custodì
               dunque Andrea Perino qualche anno, et insegnatili i principii dell'arte
               il meglio che sapeva, fu forzato nel tempo dell'età di lui d'undici anni

               acconciarlo con miglior maestro di lui. Per che avendo Andrea stretta
               dimestichezza con Ridolfo, figliuolo di Domenico Ghirlandaio, che era
               tenuto nella pittura molto pratico e valente, come si dirà, con costui
               acconciò Andrea de' Ceri Perino, acciò che egli attendesse al disegno

               e cercasse di fare quell'acquisto in quell'arte che mostrava l'ingegno,
               che  egli  aveva  grandissimo,  con  quella  voglia  et  amore  che  più
               poteva. E così seguitando, fra molti giovani che egli aveva in bottega
               che attendevano all'arte, in poco tempo venne a passar a tutti gl'altri

               innanzi con lo studio e con la sollecitudine.
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