Page 1223 - Giorgio Vasari
P. 1223

moderni insieme biasimano quanto più sanno e possono que' prìncipi

               che  non  sollievano  i  virtuosi  di  tutte  le  sorti,  e  non  dànno  i  debiti
               premii  et  onori  a  chi  virtuosamente  s'affatica.  E  come  che  questa
               regola  per  lo  più  sia  vera  si  vede  pur  tuttavia,  che  alcuna  volta  la
               liberalità  de'  giusti  e  magnanimi  prìncipi  operare  contrario  effetto,

               poiché  molti  sono  di  più  utile  e  giovamento  al  mondo  in  bassa  e
               mediocre fortuna, che nelle grandezze et abbondanze di tutti i beni
               non  sono.  Et  a  proposito  nostro,  la  magnificenza  e  liberalità  di

               Clemente Settimo, a cui serviva Sebastiano viniziano, eccellentissimo
               pittore,  rimunerandolo  troppo  altamente,  fu  cagione  che  egli,  di
               sollecito et industrioso, divenisse infingardo e negligentissimo; e che
               dove,  mentre  durò  la  gara  fra  lui  e  Raffaello  da  Urbino  e  visse  in
               povera fortuna, si affaticò di continuo, fece tutto il contrario poi che

               egli ebbe da contentarsi. Ma comunche sia, lasciando nel giudizio de'
               prudenti prìncipi il considerare come, quando, a cui, et in che maniera
               e con che regola deono la liberalità verso gl'artefici e virtuosi uomini

               usare, dico, tornando a Sebastiano, che egli condusse con gran fatica,
               poi che fu fatto frate del Piombo, al patriarca d'Aquilea un Cristo che
               porta la croce, dipinto in pietra dal mezzo in su, che fu cosa molto
               lodata, e massimamente nella testa e nelle mani, nelle quali parti era
               Bastiano veramente eccellentissimo.

               Non molto dopo, essendo venuta a Roma la nipote del Papa, che fu

               poi et è ancora reina di Francia, fra' Sebastiano la cominciò a ritrarre,
               ma non finita si rimase nella guardaroba del Papa. E poco appresso,
               essendo  il  cardinale  Ippolito  de'  Medici  innamorato  della  signora
               Giulia Gonzaga, la quale allora si dimorava a Fondi, mandò il detto

               cardinale in quel luogo Sebastiano, accompagnato da quattro cavai
               leggeri, a ritrarla. Et egli in termine d'un mese fece quel ritratto; il
               quale, venendo dalle celesti bellezze di quella signora e da così dotta
               mano,  riuscì  una  pittura  divina;  onde,  portata  a  Roma,  furono

               grandemente riconosciute le fatiche di quell'artefice dal cardinale che
               conobbe questo ritratto, come veramente era, passar di gran lunga
               quanti  mai  n'aveva  fatto  Sebastiano  infino  a  quel  giorno.  Il  qual
               ritratto fu poi mandato al re Francesco in Francia, che lo fe porre nel

               suo luogo di Fontanableò.
   1218   1219   1220   1221   1222   1223   1224   1225   1226   1227   1228