Page 1222 - Giorgio Vasari
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vedervisi la differenza di cinque o sei sorti di neri che egli ha
addosso: velluto, raso, ermisino, damasco e panno, et una barba
nerissima sopra quei neri, sfilata tanto bene che più non può essere il
vivo e naturale. Ha in mano questo ritratto un ramo di lauro et una
carta dentrovi scritto il nome di Clemente Settimo e due maschere
inanzi, una bella per Virtù e l'altra brutta per il Vizio. La quale pittura
Messer Pietro donò alla patria sua, et i suoi cittadini l'hanno messa
nella sala publica del loro consiglio, dando così onore alla memoria di
quel loro ingegnoso cittadino e ricevendone da lui non meno. Dopo
ritrasse Sebastiano Andrea Doria, che fu nel medesimo modo cosa
mirabile, e la testa di Baccio Valori fiorentino, che fu anch'essa bella
quanto più non si può credere.
In questo mentre, morendo frate Mariano Fetti, frate del Piombo,
Sebastiano ricordandosi delle promesse fattegli dal detto vescovo di
Vasona, maestro di casa di Sua Santità, chiese l'ufficio del Piombo,
onde, se bene anco Giovanni da Udine, che tanto ancor egli aveva
servito Sua Santità in minoribus e tuttavia la serviva, chiese il
medesimo ufficio; il Papa, per i prieghi del vescovo e perché così la
virtù di Sebastiano meritava, ordinò che esso Bastiano avesse l'ufficio
e sopra quello pagasse a Giovanni da Udine una pensione di trecento
scudi. Laonde Sebastiano prese l'abito del frate e subito per quello si
sentì variare l'animo. Per che, vedendosi avere il modo di potere
sodisfare alle sue voglie senza colpo di pennello, se ne stava
riposando, e le male spese notti et i giorni affaticati ristorava con gli
agi e con l'entrate. E quando pure aveva a fare una cosa si riduceva
al lavoro con una passione che pareva andasse alla morte. Da che si
può conoscere quanto s'inganni il discorso nostro e la poca prudenza
umana, che bene spesso, anzi il più delle volte, brama il contrario di
ciò che più ci fa di mestiero, e credendo segnarsi (come suona il
proverbio tosco) con un dito, si dà nell'occhio.
È comune opinione degl'uomini che i premii e gl'onori accendino
gl'animi de' mortali agli studii di quell'arti che più veggiono essere
rimunerate, e che per contrario gli faccia stracurarle et abbandonarle
il vedere che coloro, i quali in esse s'affaticano, non siano
dagl'uomini, che possono, riconosciuti. E per questo gl'antichi e