Page 1212 - Giorgio Vasari
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da  Urbino.  Il  qual  ritratto  era  cosa  rara  perché,  essendo  colorito  a
               guazzo con molta diligenza e fatto d'acquarelli, l'aveva finito Alberto
               senza adoperare biacca, et in quel cambio si era servito del bianco
               della tela, delle fila della quale, sottilissime, aveva tanto ben fatti i
               peli della barba, che era cosa da non potersi imaginare, non che fare,

               et al lume traspareva da ogni lato. Il quale ritratto, che a Giulio era
               carissimo,  mi  mostrò  egli  stesso  per  miracolo  quando,  vivendo  lui,
               andai per mie bisogne a Mantova.

               Morto il duca Federigo, dal quale più che non si può credere era stato
               amato  Giulio,  se  ne  travagliò  di  maniera,  che  si  sarebbe  partito  di

               Mantova, se il cardinale fratello del Duca, a cui era rimaso il governo
               dello stato per essere i figliuoli di Federigo piccolissimi, non l'avesse
               ritenuto  in  quella  città  dove  aveva  moglie,  figliuoli,  case,  villaggi  e
               tutti altri commodi che ad agiato gentiluomo sono richiesti. E ciò fece

               il cardinale, oltre alle dette cagioni, per servirsi del consiglio et aiuto
               di Giulio in rinovare e quasi far di nuovo tutto il Duomo di quella città:
               a  che  messo  mano,  Giulio  lo  condusse  assai  inanzi  con  bellissima
               forma.

               In questo tempo Giorgio Vasari, che era amicissimo di Giulio, se bene
               non  si  conoscevano  se  non  per  fama  e  per  lettere,  nell'andare  a

               Vinezia, fece la via per Mantova per vedere Giulio e l'opere sue. E
               così arrivato in quella città, andando per trovar l'amico senza essersi
               mai veduti, scontrandosi l'un l'altro si conobbono non altrimenti che
               se  mille  volte  fussero  stati  insieme  presenzialmente.  Di  che  ebbe

               Giulio  tanto  contento  et  allegrezza,  che  per  quattro  giorni  non  lo
               staccò mai, mostrandogli tutte l'opere sue e particolarmente tutte le
               piante  degli  edifizii  antichi  di  Roma,  di  Napoli,  di  Pozzuolo,  di
               Campagna e di tutte l'altre migliori antichità di che si ha memoria,

               disegnate parte da lui e parte da altri. Di poi, aperto un grandissimo
               armario, gli mostrò le piante di tutti gl'edifizii che erano stati fatti con
               suoi disegni et ordine, non solo in Mantova et in Roma, ma per tutta
               la Lombardia, e tanto belli, che io per me non credo che si possano

               vedere  né  le  più  nuove,  né  le  più  belle  fantasie  di  fabbriche,  né
               meglio accommodate. Dimandando poi il cardinale a Giorgio quello
               che gli paresse dell'opere di Giulio, gli rispose (esso Giulio presente)
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