Page 1209 - Giorgio Vasari
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Alessandro Magno, con una vettoria in mano, grande quanto il
naturale, ritratto da una medaglia antica, che è cosa molto bella.
Dopo queste opere dipinse Giulio a fresco, per Messer Girolamo
organista del Duomo di Mantova suo amicissimo, sopra un camino, a
fresco un Vulcano che mena con una mano i mantici e con l'altra, che
ha un paio di molle, tiene il ferro d'una freccia che fabrica, mentre
Venere ne tempera in un vaso alcune già fatte e le mette nel turcasso
di Cupido. E questa è una delle belle opere che mai facesse Giulio, e
poco altro in fresco si vede di sua mano. In San Domenico fece per
Messer Lodovico da Fermo in una tavola un Cristo morto, il quale
s'apparecchiano Giuseppo e Nicodemo di porlo nel sepolcro, et
appresso la madre e l'altre Marie e S. Giovanni Evangelista. Et un
quadretto, nel quale fece similmente un Cristo morto, è in Vinezia in
casa Tommaso da Empoli fiorentino.
In quel medesimo tempo che egli queste et altre pitture lavorava,
avenne che il signor Giovanni de' Medici, essendo ferito da un
moschetto, fu portato a Mantova dove egli si morì, per che Messer
Pietro Aretino, affezzionatissimo servitore di quel signore et
amicissimo di Giulio, volle che così morto esso Giulio lo formasse di
sua mano. Onde egli fattone un cavo in sul morto, ne fece un ritratto
che stette poi molti anni appresso il detto Aretino.
Nella venuta di Carlo Quinto imperatore a Mantova, per ordine del
Duca fé Giulio molti bellissimi apparati d'archi, prospettive per
comedie e molte altre cose, nelle quali invenzioni non aveva Giulio
pari. E non fu mai il più capriccioso nelle mascherate e nel fare
stravaganti abiti per giostre, feste e torneamenti come allora si vide,
con stupore e maraviglia di Carlo imperadore e di quanti
v'intervennero. Diede oltre ciò per tutta quella città di Mantova in
diversi tempi tanti disegni di cappelle, case, giardini e facciate, e
talmente si dilettò d'abellirla et ornarla che la ridusse in modo che
dove era prima sottoposta al fango e piena d'acqua brutta a certi
tempi e quasi inabitabile, ell'è oggi, per industria di lui, asciutta, sana
e tutta vaga e piacevole.
Mentre Giulio serviva quel Duca, rompendo un anno il Po gl'argini
suoi, allagò in modo Mantova, che in certi luoghi bassi della città