Page 1206 - Giorgio Vasari
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rovini il cielo, e non di meno sta immobile. Similmente le Grazie si
stanno tutte piene di timore, e l'Ore appresso quelle nella medesima
maniera. Et insomma ciascuna deità si mette con i suoi carri in fuga;
la luna con Saturno et Iano vanno verso il più chiaro de' nuvoli per
allontanarsi da quell'orribile spavento e furore, et il medesimo fa
Nettunno, perciò che con i suoi delfini pare che cerchi fermarsi sopra
il tridente. E Pallade con le nove Muse sta guardando che cosa orribile
sia quella. E Pan, abbracciata una ninfa che trema di paura, pare
voglia scamparla da quello incendio e lampi de' fulmini di che è pieno
il cielo. Apollo si sta sopra il carro solare, et alcune dell'Ore pare che
voglino ritenere il corso de' cavalli. Bacco e Sileno con satiri e ninfe
mostrano aver grandissima paura. E Vulcano col ponderoso martello
sopra una spalla guarda verso Ercole, che parla di quel caso con
Mercurio, il quale si sta allato a Pomona tutta paurosa, come sta
anche Vertunno con tutti gl'altri dèi sparsi per quel cielo dove sono
tanto bene sparsi tutti gl'effetti della paura, così in coloro che stanno,
come in quelli che fuggono, che non è possibile, non che vedere,
imaginarsi più bella fantasia di questa in pittura.
Nelle parti da basso, cioè nelle facciate che stanno per ritto, sotto il
resto del girare della volta, sono i giganti, alcuni de' quali, sotto
Giove, hanno sopra di loro monti et addosso grandissimi sassi, i quali
reggono con le forti spalle per fare altezza e salita al cielo, quando
s'apparecchia la rovina loro, perché Giove fulminando, e tutto il cielo
adirato contra di loro, pare che non solo spaventi il temerario ardire
de' giganti, rovinando loro i monti addosso, ma che sia tutto il mondo
sotto sopra e quasi al suo ultimo fine. Et in questa parte fece Giulio
Briareo in una caverna oscura quasi ricoperto da pezzi altissimi di
monti, e gli altri giganti tutti infranti et alcuni morti sotto le rovine
delle montagne. Oltre ciò si vede per un straforo nello scuro d'una
grotta, che mostra un lontano fatto con bel giudizio, molti giganti
fuggire tutti percossi da' fulmini di Giove e quasi per dovere allora
essere oppressi dalle rovine de' monti come gl'altri. In un'altra parte
figurò Giulio altri giganti, a' quali rovinano sopra tempii, colonne et
altri pezzi di muraglie, facendo di quei superbi grandissima strage e
mortalità. Et in questo luogo è posto, fra queste muraglie che