Page 1205 - Giorgio Vasari
P. 1205
e quasi si sente lo scoppiare delle penne che abruciano, mentre si
vede scolpita la morte nel volto d'Icaro et in Dedalo la passione et il
dolore vivissimo. E nel nostro libro de' disegni di diversi pittori è il
proprio disegno di questa bellissima storia di mano di esso Giulio; il
quale fece nel medesimo luogo le storie de' dodici mesi dell'anno e
quello che in ciascuno d'essi fanno l'arti più dagl'uomini esercitate; la
quale pittura non è meno capricciosa e di bella invenzione e
dilettevole, che fatta con giudizio e diligenza. Passata questa loggia
grande lavorata di stucchi e con molte armi et altri varii ornamenti
bizzarri, s'arriva in certe stanze piene di tante varie fantasie che vi
s'abaglia l'intelletto; perché Giulio, che era capricciosissimo et
ingegnoso, per mostrare quanto valeva, in un canto del palazzo che
faceva una cantonata simile alla sopra detta stanza di Psiche,
disegnò di fare una stanza la cui muraglia avesse corrispondenza con
la pittura, per ingannare quanto più potesse gl'uomini che dovevano
vederla. Fatto dunque fondare quel cantone, che era in luogo
paduloso, con fondamenti alti e doppi, fece tirare sopra la cantonata
una gran stanza tonda e di grossissime mura, acciò che i quattro
cantoni di quella muraglia dalla banda di fuori venissero più gagliardi
e potessino regger una volta doppia e tonda a uso di forno. E ciò
fatto, avendo quella camera cantoni, vi fece per lo girare di quella a'
suoi luoghi murare le porte, le finestre et il camino di pietre rustiche
a caso scantonate e quasi in modo scommesse e torte, che parea
proprio pendessero in sur un lato e rovinassero veramente. E murata
questa stanza così stranamente, si mise a dipignere in quella la più
capricciosa invenzione che si potesse trovare, cioè Giove che fulmina i
giganti; e così figurato il cielo, nel più alto della volta vi fece il trono
di Giove, facendono in iscorto al disotto in su et in faccia e dentro a
un tempio tondo sopra le colonne trasforato di componimento ionico
e con l'ombrella nel mezzo sopra il seggio, con l'aquila sua, e tutto
posto sopra le nuvole; e più a basso fece Giove irato che fulmina i
superbi giganti, e più a basso è Giunone che gli aiuta, et intorno i
venti che con certi visi strani soffiano verso la terra, mentre la dea
Opis si volge con i suoi leoni al terribile rumor de' fulmini, sì come
ancor fanno gl'altri dei e dee e massimamente Venere, che è a canto
a Marte e Momo, che con le braccia aperte pare che dubiti che non