Page 1199 - Giorgio Vasari
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della guardia del papa che fanno far largo e star indietro il popolo,
               come si costuma. E fra i molti ritratti che in questa opera sono, vi si
               vede di naturale esso Giulio pittore et il conte Baldassarre Castiglioni
               formator  del  Cortigiano  e  suo  amicissimo,  il  Pontano,  il  Marullo  e
               molti altri letterati e cortigiani. Intorno e fra le finestre dipinse Giulio

               molte imprese e poesie che furono vaghe e capricciose, onde piacque
               molto  ogni  cosa  al  Papa,  il  quale  lo  premiò  di  cotale  fatiche
               largamente.

               Mentre che questa sala si dipigneva, non potendo essi sodisfar anco
               in parte agl'amici, fecero Giulio e Giovanfrancesco in una tavola una

               assunzione di Nostra Donna che fu bellissima, la quale fu mandata a
               Perugia e posta nel monasterio delle monache di Montelucci. E dopo
               Giulio ritiratosi da sé solo, fece in un quadro una Nostra Donna con
               una gatta dentrovi, tanto naturale che pareva vivissima: onde fu quel

               quadro chiamato il quadro della gatta. In un altro quadro grande fece
               un Cristo battuto alla colonna, che fu posto sopra l'altare della chiesa
               di  Santa  Prasedia  in  Roma.  Né  molto  dopo  Messer  Giovanmatteo
               Giberti, che fu poi vescovo di Verona, che allora era datario di papa

               Clemente,  fece  far  a  Giulio,  che  era  molto  suo  dimestico  amico,  il
               disegno d'alcune stanze che si murarono di mattoni vicino alla porta
               del palazzo del papa, le quali rispondono sopra la piazza di San Piero,
               dove  stanno  a  sonare  i  trombetti  quando  i  cardinali  vanno  a

               Concistoro,  con  una  salita  di  commodissime  scale  che  si  possono
               salire a cavallo et a piedi. Al medesimo Messer Giovan Matteo fece in
               una  tavola  una  lapidazione  di  Santo  Stefano,  la  quale  mandò  a  un
               suo benefizio in Genova, intitolato S. Stefano; nella qual tavola, che è

               per invenzione, grazia e componimento bellissima, si vede, mentre i
               Giudei lapidano S. Stefano, il giovane Saulo sedere sopra i panni di
               quello. Insomma non fece mai Giulio la più bell'opera di questa, per
               le  fiere  attitudini  de'  lapidatori  e  per  la  bene  espressa  pacienza  di

               Stefano; il quale pare che veramente veggia sedere Gesù Cristo alla
               destra  del  Padre  in  un  cielo  dipinto  divinamente.  La  quale  opera
               insieme col benefizio diede Messer Giovan Matteo a' monaci di Monte
               Oliveto, che n'hanno fatto un monasterio.

               Fece il medesimo Giulio a Iacopo Fuccheri tedesco, per una cappella
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