Page 1194 - Giorgio Vasari
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VITA DI GIULIO ROMANO PITTORE



               Fra i molti, anzi infiniti, discepoli di Raffaello da Urbino, dei quali la
               maggior  parte  riuscirono  valenti,  niuno  ve  n'ebbe  che  più  lo
               immitasse  nella  maniera,  invenzione,  disegno  e  colorito  di  Giulio
               Romano,  né  chi  fra  loro  fusse  di  lui  più  fondato,  fiero,  sicuro,

               capriccioso, vano, abondante et universale; per non dire al presente,
               che egli fu dolcissimo nella conversazione, ioviale, affabile, grazioso e
               tutto pieno d'ottimi costumi. Le quali parti furono cagione che egli fu
               di maniera amato da Raffaello, che se gli fusse stato figliuolo, non più

               l'arebbe  potuto  amare.  Onde  avvenne  che  si  servì  sempre  di  lui
               nell'opere di maggiore importanza, e particolarmente nel lavorare le
               logge papali per Leone Decimo. Per che, avendo esso Raffaello fatto i
               disegni dell'architettura, degl'ornamenti e delle storie, fece condurre

               a Giulio molte di quelle pitture; e fra l'altre la creazione di Adamo et
               Eva,  quella  degl'animali,  il  fabricare  dell'Arca  di  Noè,  il  sacrifizio,  e
               molte altre opere che si conoscono alla maniera, come è quella dove
               la figliuola di Faraone, con le sue donne, trova Moisè nella cassetta

               gettato  nel  fiume  dagl'Ebrei;  la  quale  opera  è  maravigliosa  per  un
               paese molto ben condotto. Aiutò anco a Raffaello colorire molte cose
               nella  camera  di  torre  Borgia  dove  è  l'incendio  di  Borgo,  e
               particolarmente l'imbasamento fatto di colore di bronzo, la contessa

               Matilda, il re Pipino, Carlo Magno, Gottifredi Buglioni re di Ierusalem
               con  altri  benefattori  della  chiesa,  che  sono  tutte  bonissime  figure.
               Parte della quale storia uscì fuori in istampa non è molto, tolta da un
               disegno di mano di esso Giulio; il quale lavorò anco la maggior parte

               delle storie che sono in fresco nella loggia di Agostin Chigi, et a olio
               lavorò sopra un bellissimo quadro d'una Santa Lisabetta, che fu fatto
               da  Raffaello,  e  mandato  al  re  Francesco  di  Francia  insieme  con  un
               altro  quadro  d'una  Santa  Margherita,  fatto  quasi  interamente  da

               Giulio  col  disegno  di  Raffaello,  il  quale  mandò  al  medesimo  re  il
               ritratto della vicereina di Napoli, il quale non fece Raffaello altro che il
               ritratto  della  testa  di  naturale,  et  il  rimanente  finì  Giulio.  Le  quali
               opere,  che  a  quel  re  furono  gratissime,  sono  ancora  in  Francia  a
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