Page 1191 - Giorgio Vasari
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che il lago delle Marmora, alcuna volta tenendo in collo, faceva
violenza all'uno de' detti popoli: onde, quando quei di Narni lo
vedevano aprire, i ternani in niun modo ciò volevano acconsentire;
per lo che è sempre stato diffidenza fra loro, o abbiano governato
Roma i pontefici, o sia stata soggetta agl'imperatori. Et al tempo di
Cicerone fu egli mandato dal senato a comporre tal differenza, ma si
rimase non risoluta. Laonde, essendo per questa medesima cagione
l'anno 1546 mandati ambasciadori a papa Paulo Terzo, egli mandò
loro Antonio a terminar quella lite. E così per giudizio di lui fu risoluto
che il detto lago da quella banda dove è il muro dovesse sboccare; e
lo fece Antonio con grandissima difficultà tagliare. Onde avenne, per
lo caldo che era grande et altri disagi, essendo Antonio pur vecchio e
cagionevole, che si ammalò di febre in Terni, e non molto dopo rendé
l'anima. Di che sentirono gl'amici e parenti suoi infinito dolore, e ne
patirono molte fabriche, ma particolarmente il palazzo de' Farnesi,
vicino a campo di Fiore.
Aveva papa Paulo Terzo, quando era Alessandro cardinal Farnese,
condotto il detto palazzo a bonissimo termine, e nella facciata dinanzi
fatto parte del primo finestrato, la sala di dentro, et aviata una banda
del cortile, ma non però era tanto innanzi questa fabbrica, che si
vedesse la sua perfezzione; quando, essendo creato Pontefice,
Antonio alterò tutto il primo disegno, parendogli avere a fare un
palazzo non più da cardinale, ma da pontefice. Rovinate dunque
alcune case che gli erano intorno e le scale vecchie, le rifece di nuovo
e più dolci, accrebbe il cortile per ogni verso e parimente tutto il
palazzo, facendo maggior corpi di sale e maggior numero di stanze e
più magnifiche, con palchi d'intaglio bellissimi et altri molti
ornamenti. Et avendo già ridotta la facciata dinanzi, col secondo
finestrato al suo fine, si aveva solamente a mettere il cornicione, che
reggesse il tutto intorno intorno. E perché il Papa, che aveva l'animo
grande et era d'ottimo giudicio, voleva un cornicione il più bello e più
ricco che mai fusse stato a qual si voglia altro palazzo, volle, oltre
quelli che avea fatto Antonio, che tutti i migliori architetti di Roma
facessino ciascuno il suo per appiccarsi al migliore, e farlo nondimeno
mettere in opera da Antonio. E così una mattina che desinava in