Page 1186 - Giorgio Vasari
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lumaca, in tal maniera che le bestie che vanno per l'acqua entrano
per una porta e calano per una delle due scale, e arrivate in sul
ponte, dove si carica l'acqua, senza tornare indietro passano all'altro
ramo della lumaca, che gira sopra quella della scesa, e per un'altra
porta diversa, e contraria alla prima, riescono fuori del pozzo. La qual
opera, che fu cosa ingegnosa, comoda e di maravigliosa bellezza, fu
condotta quasi a fine inanzi che Clemente morisse. E perché restava
solo a farsi la bocca di esso pozzo, la fece finire papa Paulo Terzo, ma
non come aveva ordinato Clemente col consiglio d'Antonio, che fu
molto per così bell'opera comendato. È certo che gl'antichi non fecero
mai edifizio pari a questo né d'industria, né d'artifizio; essendo in
quello così fatto il tondo del mezzo, che infino al fondo dà lume, per
alcune finestre, alle due scale sopra dette. Mentre si faceva
quest'opera ordinò l'istesso Antonio la fortezza d'Ancona, la quale fu
col tempo condotta al suo fine. Deliberando poi papa Clemente, al
tempo che Alessandro de' Medici suo nipote era duca di Fiorenza, di
fare in quella città una fortezza inespugnabile, il signor Alessandro
Vitelli, Pierfrancesco da Viterbo et Antonio ordinarono e fecero
condurre con tanta prestezza quel castello, o vero fortezza, che è tra
la porta il Prato e San Gallo, che mai niuna fabbrica simile antica o
moderna fu condotta sì tosto al suo termine; et in un torrione, che fu
il primo a fondarsi, chiamato il Toso, furono messi molti epigrammi e
medaglie, con cirimonie e solennissima pompa. La quale opera è
celebrata oggi per tutto il mondo e tenuta inespugnabile.
Fu per ordine d'Antonio condotto a Loreto il Tribolo scultore, Raffaello
da Monte Lupo, Francesco di San Gallo allora giovane e Simon Cioli, i
quali finirono le storie di marmo cominciate per Andrea Sansovino.
Nel medesimo luogo condusse Antonio il Mosca fiorentino,
intagliatore di marmi eccellentissimo, il quale allora lavorava, come si
dirà nella sua vita, un camino di pietra agl'eredi di Pellegrino da
Fossombrone, che per cosa d'intaglio riuscì opera divina. Costui, dico,
a' preghi d'Antonio si condusse a Loreto, dove fece festoni, che sono
divinissimi. Onde con prestezza e diligenza restò l'ornamento di
quella camera di Nostra Donna del tutto finito ancor che Antonio in
un medesimo tempo allora avesse alle mani cinque opere