Page 1183 - Giorgio Vasari
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succedette Adriano Sesto; nel pontificato del quale furono talmente

               tutte  l'arti  e  tutte  le  virtù  battute,  che  se  il  governo  della  Sede
               apostolica  fusse  lungamente  durato  nelle  sue  mani,  interveniva  a
               Roma  nel  suo  pontificato  quello  che  intervenne  altra  volta,  quando
               tutte le statue avanzate alle rovine de' Gotti (così le buone, come le

               ree)  furono  condennate  al  fuoco.  E  già  aveva  cominciato  Adriano
               (forse per imitare i pontefici de' già detti tempi) a ragionare di volere
               gettare per terra la capella del divino Michelagnolo, dicendo ell'era

               una stufa d'ignudi. E sprezzando tutte le buone pitture e le statue, le
               chiamava lascivie del mondo, e cose obbrobriose et abominevoli. La
               qual  cosa  fu  cagione,  che  non  pure  Antonio,  ma  tutti  gl'altri
               begl'ingegni si fermarono in tanto che al tempo di questo pontefice
               non si lavorò, non che altro, quasi punto alla fabbrica di S. Pietro. Alla

               quale  doveva  pur  al  meno  essere  affezionato  poiché  dell'altre  cose
               mondane si volle tanto mostrare nimico. Perciò dunque, attendendo
               Antonio  a  cose  di  non  molta  importanza,  restaurò  sotto  questo

               Pontefice le navi piccole della chiesa di S. Iacopo degli Spagnuoli, et
               accomodò  la  facciata  dinanzi  con  bellissimi  lumi.  Fece  lavorare  il
               tabernacolo  dell'imagine  di  Ponte,  di  trivertino;  il  quale,  benché
               piccolo sia, ha però molta grazia. Nel quale poi lavorò Perino del Vaga
               a fresco una bella operetta.

               Erano  già  le  povere  virtù,  per  lo  vivere  d'Adriano,  mal  condotte,

               quando  il  cielo,  mosso  a  pietà  di  quelle,  volle  con  la  morte  d'uno
               farne risuscitar mille; onde lo levò del mondo e gli fece dar luogo a
               chi meglio doveva tenere tal grado e con altro animo governare le
               cose  del  mondo.  Per  che  creato  papa  Clemente  Settimo,  pieno  di

               generosità,  seguitando  le  vestigie  di  Leone  e  degl'altri  antecessori
               della sua illustrissima famiglia, si pensò che, avendo nel cardinalato
               fatto  belle  memorie,  dovesse  nel  papato  avanzare  tutti  gl'altri  di
               rinovamenti di fabbriche et adornamenti. Questa elezzione, adunque,

               fu di refrigerio a molti virtuosi, et ai timidi et ingegnosi animi, che si
               erano aviliti, grandissimo fiato e disideratissima vita. I quali per ciò
               risurgendo,  fecero  poi  quell'opere  bellissime  che  al  presente
               veggiamo. E primieramente Antonio, per commessione di Sua Santità

               messo in opera, subito rifece un cortile in palazzo dinanzi alle logge,
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