Page 1182 - Giorgio Vasari
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stata stupendissima. Tuttavia fu gran disordine e poco giudizio quello
di chi allora era capo in Roma di quella nazione; perché non
dovevano mai permettere che gl'architetti fondassono una chiesa sì
grande in un fiume tanto terribile, per acquistare venti braccia di
lunghezza, e gittare in un fondamento tante migliaia di scudi per
avere a combattere con quel fiume in eterno, potendo
massimamente far venire sopra terra quella chiesa col tirarsi innanzi
e col darle un'altra forma; e, che è più, potendo quasi con la
medesima spesa darle fine. E si confidarono nelle ricchezze de'
mercanti di quella nazione; si è poi veduto, col tempo, quanto fusse
cotal speranza fallace, perché in tanti anni che tennero il papato
Leone e Clemente de' Medici e Giulio Terzo e Marcello, ancor che
vivesse pochissimo, i quali furono del dominio fiorentino, con la
grandezza di tanti cardinali, e con le ricchezze di tanti mercatanti, si è
rimaso e si sta ora nel medesimo termine che dal nostro Sangallo fu
lasciato. E per ciò deono, e gl'architetti e chi fa fare le fabriche,
pensare molto bene al fine et ad ogni cosa, prima che all'opere
d'importanza mettano le mani.
Ma per tornare ad Antonio, egli per commessione del Papa, che una
state lo menò seco in quelle parti, restaurò la rocca di Monte
Fiascone, già stata edificata da papa Urbano. E nell'isola Visentina,
per volere del cardinal Farnese, fece nel lago di Bolsena due tempietti
piccoli; uno de' quali era condotto di fuori a otto facce e dentro tondo,
e l'altro era di fuori quadro e dentro a otto facce, e nelle facce de'
cantoni erano quattro nicchie, una per ciascuno; i quali due tempietti
condotti con bell'ordine fecero testimonianza quanto sapesse Antonio
usare la varietà ne' termini dell'architettura. Mentre che questi tempii
si fabricavano, tornò Antonio in Roma, dove diede principio in sul
canto di Santa Lucia, là dove è la nuova Zecca, al palazzo del vescovo
di Cervia, che poi non fu finito. Vicino a corte Savella fece la chiesa di
Santa Maria di Monferrato, la quale è tenuta bellissima; e similmente
la casa d'un Marrano, che è dietro al palazzo di Cibò, vicina alle case
de' Massimi.
Intanto morendo Leone, e con esso lui tutte le belle e buone arti
tornate in vita da esso e da Giulio Secondo suo antecessore,