Page 1184 - Giorgio Vasari
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che già furon dipinte con ordine di Raffaello; il quale cortile fu di
grandissimo comodo e bellezza, perché dove si andava prima per
certe vie storte e strette, allargandole Antonio e dando loro miglior
forma, le fece comode e belle. Ma questo luogo non istà oggi in quel
modo che lo fece Antonio: perché papa Giulio Terzo ne levò le
colonne che vi erano di granito per ornarne la sua vigna, et alterò
ogni cosa. Fece Antonio in Banchi la facciata della Zecca vecchia di
Roma con bellissima grazia, in quello angolo girato in tondo che è
tenuto cosa difficile e miracolosa; et in quell'opera mise l'arme del
Papa. Rifondò il resto delle logge papali, che per la morte di Leone
non s'erano finite, e per la poca cura d'Adriano non s'erano
continuate, né tocche; e così secondo il volere di Clemente furono
condotte a ultimo fine.
Dopo, volendo Sua Santità fortificare Parma e Piacenza, dopo molti
disegni e modelli che da diversi furono fatti, fu mandato Antonio in
que' luoghi, e seco Giulian Leno, sollecitatore di quelle fortificazioni.
E là arivati, essendo con Antonio l'Abbaco suo creato, Pierfrancesco
da Viterbo, ingegnere valentissimo e Michele da San Michele
architetto veronese, tutti insieme condussero a perfezzione i disegni
di quelle fortificazioni. Il che fatto, rimanendo gl'altri, se ne tornò
Antonio a Roma, dove essendo poca commodità di stanze in palazzo,
ordinò papa Clemente che Antonio sopra la Ferraria cominciasse
quelle dove si fanno i concistori publici, le quali furono in modo
condotte, che il Pontefice ne rimase sodisfatto, e fece farvi poi sopra
le stanze de' camerieri di Sua Santità. Similmente fece Antonio sopra
il tetto di queste stanze, altre stanze comodissime, la quale opera fu
pericolosa molto, per tanto rifondare. E nel vero in questo Antonio
valse assai, atteso che le sue fabbriche mai non mostrarono un pelo;
né fu mai fra i moderni altro architetto più sicuro, né più accorto in
congiugnere mura.
Essendosi al tempo di papa Paulo Secondo la chiesa della Madonna di
Loreto, che era piccola e col tetto in sui pilastri di mattoni alla
salvatica, rifondata e fatta di quella grandezza che ella essere oggi si
vede, mediante l'ingegno e virtù di Giuliano da Maiano, et essendosi
poi seguitata dal cordone di fuori in su, da Sisto Quarto e da altri,