Page 1178 - Giorgio Vasari
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VITA D'ANTONIO DA SANGALLO ARCHITETTORE FIORENTINO



               Quanti principi illustri e grandi, e d'infinite ricchezze abbondantissimi,
               lasciarebbono  chiara  fama  del  nome  loro,  se  con  la  copia  de'  beni
               della fortuna avessero l'animo grande et a quelle cose volto, che non
               pure  abbeliscono  il  mondo,  ma  sono  d'infinito  utile  e  giovamento

               universalmente a tutti gl'uomini? E quali cose possono o devrebbono
               fare i principi e grandi uomini, che maggiormente e nel farsi, per le
               molte  maniere  d'uomini  che  s'adoperano,  e  fatte,  perché  durano
               quasi in perpetuo, che le grande e magnifiche fabbriche et edifizii? E

               di  tante  spese  che  fecero  gl'antichi  Romani,  allora  che  furono  nel
               maggior colmo della grandezza loro, che altro n'è rimaso a noi, con
               eterna gloria del nome romano, che quelle reliquie di edifizii, che noi
               come  cosa  santa  onoriamo  e  come  sole  bellissime  c'ingegniamo

               d'imitare? Alle quali cose quanto avessero l'animo volto alcuni prìncipi
               che  furono  al  tempo  d'Antonio  Sangallo  architettore  fiorentino,  si
               vedrà ora chiaramente nella vita che di lui scriviamo.

               Fu dunque figliuolo Antonio, di Bartolomeo Picconi di Mugello bottaio,
               et  avendo  nella  sua  fanciullezza  imparato  l'arte  del  legnaiuolo,  si
               partì di Fiorenza, sentendo che Giuliano da San Gallo suo zio era in

               facende a Roma insieme con Anton suo fratello; perché da bonissimo
               animo,  volto  a  le  facende  dell'arte  dell'architettura,  e  seguitando
               quegli,  prometteva  di  sé  que'  fini  che  nella  età  matura

               cumulatamente veggiamo per tutta l'Italia, in tante cose fatte da lui.
               Ora avvenne che essendo Giuliano, per lo impedimento che ebbe di
               quel suo male di pietra, sforzato ritornare a Fiorenza, Antonio venne
               in cognizione di Bramante da Casteldurante architetto, che cominciò
               per esso, che era vecchio e dal parletico impedito le mani non poteva

               come  prima  operare,  a  porgergli  aiuto  ne'  disegni  che  si  facevano;
               dove  Antonio  tanto  nettamente  e  con  pulitezza  conduceva,  che
               Bramante  trovandogli  di  parità  misuratamente  corrispondenti,  fu

               sforzato lasciargli la cura d'infinite fatiche che egli aveva a condurre,
               dandogli  Bramante  l'ordine  che  voleva,  e  tutte  le  invenzioni  e
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