Page 1165 - Giorgio Vasari
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avere egli in Italia dato principio alle stampe, con molto giovamento
               et utile dell'arte, e commodo di tutti i virtuosi; onde altri hanno poi
               fatte l'opere che di sotto si diranno.

               Agostino Viniziano adunque, del quale si è di sopra ragionato, venne
               dopo le cose dette a Fiorenza, con animo d'accostarsi ad Andrea del
               Sarto, il quale dopo Raffaello era tenuto de' migliori dipintori d'Italia.

               E così da costui persuaso Andrea a mettere in istampa l'opere sue,
               disegnò  un  Cristo  morto  sostenuto  da  tre  Angeli.  Ma  perché  ad
               Andrea non riuscì la cosa, così a punto secondo la fantasia sua, non
               volle mai più mettere alcuna sua opera in istampa. Ma alcuni, dopo la

               morte sua, hanno mandato fuori la visitazione di Santa Elisabetta, e
               quando San Giovanni battezza alcuni popoli, tolti dalla storia di chiaro
               scuro  che  esso  Andrea  dipinse  nello  Scalzo  di  Firenze.  Marco  da
               Ravenna parimente, oltre le cose che si sono dette, le quali lavorò in

               compagnia d'Agostino, fece molte cose da per sé, che si conoscono al
               suo già detto segno, e sono tutte e buone e lodevoli.

               Molti  altri  ancora  sono  stati  dopo  costoro  che  hanno  benissimo
               lavorato  d'intagli  e  fatto  sì  che  ogni  provincia  ha  potuto  godere  e
               vedere l'onorate fatiche degl'uomini eccellenti. Né è mancato a chi sia
               bastato l'animo di fare con le stampe di legno carte che paiono fatte

               col pennello a guisa di chiaro scuro, il che è stato cosa ingegnosa e
               difficile.  E  questi  fu  Ugo  da  Carpi,  il  quale,  se  bene  fu  mediocre
               pittore,  fu  nondimeno  in  altre  fantasticherie  d'acutissimo  ingegno.
               Costui dico, come si è detto nelle teoriche al trentesimo capitolo, fu

               quegli  che  primo  si  provò,  e  gli  riuscì  felicemente,  a  fare  con  due
               stampe,  una  delle  quali  a  uso  di  rame  gli  serviva  a  tratteggiare
               l'ombre, e con l'altra faceva la tinta del colore: per che, graffiata in
               dentro con l'intaglio, lasciava i lumi della carta in modo bianchi, che

               pareva, quando era stampata, lumeggiata di biacca. Condusse Ugo in
               questa maniera con un disegno di Raffaello, fatto di chiaro scuro, una
               carta  nella  quale  è  una  Sibilla  a  sedere  che  legge  et  un  fanciullo
               vestito  che  gli  fa  lume  con  una  torcia.  La  qual  cosa  essendogli

               riuscita, prese animo, tentò Ugo di far carte con stampe di legno di
               tre tinte. La prima faceva l'ombra, l'altra, che era una tinta di colore
               più dolce, faceva un mezzo, e la terza, graffiata, faceva la tinta del
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