Page 1145 - Giorgio Vasari
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simili gioie al collo e nelle berette) dell'opere sue. Fece al detto re
               una  tavola  per  l'altare  della  capella  di  sua  maestà,  che  si  faceva
               portare in viaggio, tutta piena di figure d'oro, parte tonde e parte di
               mezzo rilievo, con molte gioie intagliate sparse per le membra delle
               dette  figure.  Incavò  parimenti  molti  cristalli,  gl'esempi  de'  quali,  in

               solfo  e  gesso,  si  veggiono  in  molti  luoghi,  ma  particolarmente  in
               Verona,  dove  sono  tutti  i  pianeti  bellissimi  et  una  Venere  con  un
               Cupido  che  volta  le  spalle,  il  quale  non  può  esser  più  bello.  In  un

               bellissimo calcidonio, stato trovato in un fiume, intagliò divinamente
               Matteo  la  testa  d'una  Deanira  quasi  tutta  tonda  con  la  spoglia  del
               leone in testa e con la superficie lionata, et in un filo di color rosso,
               che  era  in  quella  pietra,  accomodò  Matteo  nel  fine  della  testa  del
               lione il rovescio di quella pelle tanto bene, che pareva scorticata di

               fresco. In un'altra macchia accomodò i capegli, e nel bianco la faccia
               et  il  petto  e  tutto  con  mirabile  magisterio.  La  quale  testa  ebbe
               insieme con l'altre cose il detto re Francesco. Et una impronta ne ha

               oggi in Verona il Zoppo orefice, che fu suo discepolo.
               Fu  Matteo  liberalissimo  e  di  grande  animo,  in  tanto  che  più  tosto

               arebbe  donato  l'opere  sue,  che  vendutele  per  vilissimo  prezzo;
               perché, avendo fatto a un barone un cammeo d'importanza e volendo
               colui pagarlo una miseria, lo pregò strettamente Matteo che volesse
               accettarlo  in  cortesia;  ma  colui,  non  lo  volendo  in  dono,  e  pur

               volendolo pagare piccolissimo prezzo, venne in collora Matteo, et in
               presenza  di  lui  con  un  martello  lo  stiacciò.  Fece  Matteo  per  lo
               medesimo re molti cartoni per panni d'arazzo, e con essi, come volle
               il re, bisognò che andasse in Fiandra e tanto vi dimorasse che fussono

               tessuti di seta e d'oro. I quali finiti e condotti in Francia, furono tenuti
               cosa bellissima. Finalmente, come quasi tutti gl'uomini fanno, se ne
               tornò Matteo alla patria portando seco molte cose rare di que' paesi,
               e  particolarmente  alcune  tele  di  paesi  fatte  in  Fiandra  a  olio  et  a

               guazzo,  e  lavorati  da  bonissime  mani;  le  quali  sono  ancora  per
               memoria di lui tenute in Verona molto care dal signor Luigi e signor
               Girolamo Stoppi. Tornato Matteo a Verona, si accomodò di stanza in
               una grotta cavata sotto un sasso, al quale è sopra il giardino de' frati

               Gesuati; luogo che, oltre all'esser caldissimo il verno e molto fresco la
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