Page 1148 - Giorgio Vasari
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assai da que' principi che egli servì. Onde possono quegli che sono
               rimasi doppo lui, mercé d'esso, mantenersi in grado onorato. Costui
               quando  non  poté  più,  per  li  fastidi  che  porta  seco  la  vecchiezza,
               attendere all'arte, né vivere, rese l'anima a Dio l'anno 1546.

               Fu ne' tempi a dietro in Parma il Marmita, il quale un tempo attese
               alla pittura poi si voltò allo intaglio, e fu grandissimo imitatore degli

               antichi. Di costui si vidde molte cose bellissime. Insegnò l'arte a un
               suo figliuolo chiamato Lodovico, che stette in Roma gran tempo col
               cardinal Giovanni de' Salviati, e fece per questo signore quattro ovati
               intagliati di figure nel cristallo molto eccellenti, che fur messi in una

               cassetta  d'argento  bellissima,  che  fu  donata  poi  alla  illustrissima
               signora  Leonora  di  Tolledo,  duchessa  di  Fiorenza.  Costui  fece  fra
               molte sue opere un cammeo con una testa di Socrate molto bella, e
               fu  gran  maestro  di  contrafar  medaglie  antiche,  delle  quali  ne  cavò

               grandissima utilità.
               Seguitò in Fiorenza Domenico di Polo fiorentino, eccellente maestro

               d'incavo, il quale fu discepolo di Giovanni delle Corgnole di che s'è
               ragionato;  il  qual  Domenico  a'  nostri  giorni  ritrasse  divinamente  il
               duca  Alessandro  de'  Medici,  e  ne  fé  conii  in  acciaio  e  bellissime
               medaglie con un rovescio, dentrovi una Fiorenza. Ritrasse ancora il

               duca Cosimo il primo anno che fu eletto al governo di Fiorenza; e nel
               rovescio  fece  il  segno  del  capricorno  e  molti  altri  intagli  di  cose
               piccole che non scade farne memoria, e morì d'età d'anni 65.

               Morto Domenico, Valerio e il Marmita e Giovanni da Castel Bolognese,
               rimasono molti che gli hanno di gran lunga avanzati, come in Venezia

               Luigi Anichini ferrarese, il quale, di sottigliezza d'intaglio e di acutezza
               di  fine,  ha  le  sue  cose  fatto  apparire  mirabili;  ma  molto  più  ha
               passato innanzi a tutti in grazia, bontà et in perfezione e nell'essere
               universale,  Alessandro  Cesari,  cognominato  il  Greco,  il  quale  ne'

               cammei e nelle ruote ha fatto intagli di cavo e di rilievo con tanta
               bella  maniera,  e  così  in  conii  d'acciaio  in  cavo  con  i  bulini,  ha
               condotte  le  minutezze  dell'arte  con  quella  estrema  diligenza,  che
               maggior non si può imaginare, e chi vuole stupire de' miracoli suoi,

               miri una medaglia fatta a papa Pavolo Terzo del ritratto suo che par
               vivo, col suo rovescio, dove Alessandro Magno che, gettato a' piedi
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