Page 1147 - Giorgio Vasari
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quest'arte si acrebbe di tanti maestri, che innanzi al sacco di Roma

               che da Milano e di altri paesi n'era cresciuto sì gran numero, che era
               una maraviglia.

               Fece Valerio le medaglie de' dodici imperatori co' lor rovesci, cavate
               dallo  antico,  più  belle,  e  gran  numero  di  medaglie  greche;  intagliò
               tante  altre  cose  di  cristallo,  che  non  si  vede  altro  che  pieno  le

               botteghe  degli  orefici  et  il  mondo  che  delle  cose  sua  formate  o  di
               gesso  o  di  zolfo  o  d'altre  mesture  da  encavi,  dove  e'  fece  storie  o
               figure o teste. Costui aveva una pratica tanto terribile che non fu mai
               nessuno  del  suo  mestiero  che  facesse  più  opere  di  lui.  Condusse

               ancora  a  papa  Clemente  molti  vasi  di  cristalli  quale  parte  donò  a
               diversi  principi  e  parte  fur  posti  in  Fiorenza  nella  chiesa  di  San
               Lorenzo  insieme  con  molti  vasi  che  erano  in  casa  Medici,  già  del
               Magnifico  Lorenzo  Vecchio  e  d'altri  di  quella  illustrissima  casa,  per

               conservare  le  reliquie  di  molti  Santi,  che  quel  pontefice  donò  per
               memoria sua a quella chiesa, che non è possibile veder la varietà de'
               garbi  di  que'  vasi,  che  son  parte  di  sardoni,  agate,  amatisti,
               lapislazzari  e  parte  plasme  et  elitropie  e  diaspri,  cristalli,  corniuole

               che, per la valuta e bellezza loro, non si può desiderar più.
               Fece a papa Paulo Terzo una croce e dua candellieri pur di cristallo,

               intagliatovi  dentro  storie  della  Passione  di  Gesù  Cristo  in  varii
               spartimenti di quell'opera, et infinito numero di pietre piccole e grandi
               che  troppo  lungo  saria  il  volerne  far  memoria.  Trovasi  appresso  il
               cardinal  Farnese  molte  cose  di  man  di  Valerio,  il  quale  non  lasciò

               manco  cose  lavorate,  che  facesse  Giovanni  sopra  detto,  e  d'anni
               settantotto ha fatto con l'occhio e con le mani miracoli stupendissimi,
               et ha insegnato l'arte a una sua figliuola, che lavora benissimo. [Era]
               Valerio tanto vago di procacciare antiquità di marmi et impronte di

               gesso antiche e moderne, e disegni e pitture di mano di rari uomini,
               che non guardava a spesa niuna. Onde la sua casa in Vicenza è piena
               e di tante varie cose adorna, che è uno stupore, e nel vero si conosce
               che quando uno porta amore alla virtù, egli non resta mai infino alla

               fossa;  onde  n'ha  merito  e  lode  in  vita,  e  si  fa  doppo  la  morte
               inmortale.

               Fu Valerio molto premiato delle fatiche sue, et ebbe ufizii e benefizii
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