Page 1144 - Giorgio Vasari
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Matteo del Nassaro, essendo nato in Verona d'un Iacopo dal Nassaro
calzaiuolo, attese molto nella sua prima fanciullezza non solamente
al disegno, ma alla musica ancora, nella quale fu eccellente, avendo
in quella per maestri avuto Marco Carrà et il Tromboncino veronesi,
che allora stavano col marchese di Mantoa. Nelle cose dell'intaglio gli
furono di molto giovamento due veronesi d'onorate famiglie, con i
quali ebbe continua pratica: l'uno fu Niccolò Avanzi, il quale lavorò in
Roma privatamente cammei, corniuole et altre pietre, che furono
portate a diversi principi. Et hacci di quegli che si ricordano aver
veduto [in] un lapislazaro largo tre dita, di sua mano, la Natività di
Cristo con molte figure, il quale fu venduto alla duchessa d'Urbino
come cosa singolare. L'altro fu Galeazzo Mondella, il quale, oltre
all'intagliar le gioie, disegnò benissimo. Da questi due adunque
avendo Matteo tutto quello che sapevano apparato, venutogli un bel
pezzo di diaspro alle mani, verde e macchiato di gocciole rosse come
sono i buoni, v'intagliò dentro un Deposto di croce con tanta
diligenza, che fece venire le piaghe in quelle parti del diaspro che
erano macchiate di sangue; il che fece essere quell'opera rarissima,
et egli commendatone molto. Il quale diaspro fu venduto da Matteo
alla marchesana Isabella da Este.
Andatosene poi in Francia, dove portò seco molte cose di sua mano,
perché gli facessero luogo in corte del re Francesco Primo, fu
introdotto a quel signore, che sempre tenne in conto tutte le maniere
de' virtuosi; il quale re, avendo preso molte delle pietre da costui
intagliate, toltolo al servigio suo et ordinatogli buona provisione, non
l'ebbe men caro per essere eccellente sonatore di liuto et ottimo
musico, che per il mestiere dell'intagliar le pietre. E di vero niuna
cosa accende maggiormente gl'animi alle virtù, che il veder quelle
essere apprezzate e premiate dai principi e signori, in quella maniera
che ha sempre fatto per l'adietro l'illustrissima casa de' Medici, et ora
fa più che mai, e nella maniera che fece il detto re Francesco
veramente magnanimo. Matteo dunque, stando al servigio di questo
re, fece non pure per sua maestà molte cose rare, ma quasi a tutti i
più nobili signori e baroni di quella corte, non essendovi quasi niuno
che non avesse (usandosi molto allora di portare cammei et altre