Page 114 - Giorgio Vasari
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fuoco  e  de'  colori,  hanno  ridotto  a  cuocere  a  fuoco  i  colori  che  si

               pongono in sul vetro, a cagione che il vento l'aria e la pioggia non le
               offenda in maniera alcuna; dove già costumavano dipigner quelle di
               colori  velati  con  gomme  et  altre  tempere  che  col  tempo  si
               consumavano;  et  i  venti  le  nebbie  e  l'acque  se  le  portavano  di

               maniera, che altro non vi restava che il semplice colore del vetro. Ma
               nella età presente veggiamo noi condotta questa arte a quel sommo
               grado, oltra il quale non si può appena desiderare perfezione alcuna

               di  finezza,  di  bellezza  e  di  ogni  particularità  che  a  questo  possa
               servire;  con  una  delicata  e  somma  vaghezza,  non  meno  salutifera,
               per  assicurare  le  stanze  da'  venti  e  dall'arie  cattive,  che  utile  e
               comoda, per la luce chiara e spedita che per quella ci si appresenta.
               Vero è che, per condurle che elle siano tali, bisognano primieramente

               tre cose, cioè: una luminosa trasparenza ne' vetri scelti, un bellissimo
               componimento  di  ciò  che  vi  si  lavora  et  un  colorito  aperto  senza
               alcuna confusione. La trasparenza consiste nel saper fare elezione di

               vetri che siano lucidi per se stessi; et in ciò meglio sono i franzesi,
               fiaminghi et inghilesi, che i veniziani; perché i fiaminghi sono molto
               chiari, et i veniziani molto carichi di colore; e quegli che son chiari,
               adombrandoli di scuro, non perdono il lume del tutto, tale che e' non
               traspaino nell'ombre loro; ma i veniziani, essendo di loro natura scuri,

               et oscurandoli di più con l'ombre, perdono in tutto la trasparenza. Et
               ancora che molti si dilettino d'averli carichi di colori artifiziatamente
               soprapostivi, che sbattuti dall'aria e dal sole mostrano non so che di

               bello, più che non fanno i colori naturali, meglio è nondimeno aver i
               vetri  di  loro  natura  chiari  che  scuri,  acciò  che  dalla  grossezza  del
               colore non rimanghino offuscati.

               A  condurre  questa  opera  bisogna  avere  un  cartone  disegnato  con
               profili, dove siano i contorni delle pieghe de' panni e delle figure, i
               quali dimostrino dove si hanno a commettere i vetri; di poi si pigliano

               i  pezzi  de'  vetri  rossi,  gialli,  azzurri  e  bianchi  e  si  scompartiscono
               secondo  il  disegno,  per  panni  o  per  carnagioni,  come  ricerca  il
               bisogno.  E  per  ridurre  ciascuna  piastra  di  essi  vetri  alle  misure
               disegnate  sopra  il  cartone,  si  segnano  detti  pezzi  in  dette  piastre,

               posate sopra il detto cartone, con un pennello di biacca, et a ciascun
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