Page 110 - Giorgio Vasari
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mirabile magisterio storie grandissime, che non solo si potrebbono
mettere ne' pavimenti dove si camina, ma incrostarne ancora le facce
delle muraglie e d'i palazzi, con arte tanto bella e meravigliosa, che
pericolo non sarebbe, ch'el tempo consumasse il disegno di coloro
che sono rari in questa professione; come si può vedere nel Duomo di
Siena cominciato prima da Duccio Sanese e poi da Domenico
Beccafumi a' dì nostri seguitato et augumentato.
Questa arte ha tanto del buono e del nuovo e del durabile, che per
pittura commessa di bianco e nero poco più si puote desiderare di
bontà e di bellezza. Il componimento suo si fa di tre sorte marmi che
vengono de' monti di Carrara; l'uno de' quali è bianco finissimo e
candido, l'altro non è bianco, ma pende in livido, che fa mezzo a quel
bianco; et il terzo è un marmo bigio di tinta che trae in argentino, che
serve per iscuro. Di questi volendo fare una figura, se ne fa un
cartone di chiaro e scuro con le medesime tinte; e ciò fatto, per i
dintorni di que' mezzi e scuri e chiari, a' luoghi loro si commette nel
mezzo con diligenza il lume di quel marmo candido, e così i mezzi, e
gli scuri allato a quei mezzi, secondo i dintorni stessi che nel cartone
ha fatto l'artefice. E quando ciò hanno commesso insieme, e spianato
di sopra tutti i pezzi de' marmi così chiari, come scuri e come mezzi,
piglia l'artefice che ha fatto il cartone un pennello di nero temperato,
quando tutta l'opra è insieme commessa in terra, e tutta sul marmo
la tratteggia e proffila dove sono gli scuri, a guisa che si contorna,
tratteggia e proffila con la penna una carta che avesse disegnata di
chiaroscuro. Fatto ciò lo scultore viene incavando coi ferri tutti quei
tratti e proffili che il pittore ha fatti, e tutta l'opra incava dove ha
disegnato di nero il pennello. Finito questo, si murano ne' piani a
pezzi a pezzi; e finito, con una mistura di pegola nera bollita o asfalto
e nero di terra, si riempiono tutti gli incavi che ha fatti lo scarpello; e
poi che la materia è fredda et ha fatto presa, con pezzi di tufo vanno
levando e consumando ciò che sopra avanza, e con rena, mattoni e
acqua si va arrotando e spianando tanto, che il tutto resti ad un
piano, cioè il marmo stesso et il ripieno: il che fatto, resta l'opera in
una maniera ch'ella pare veramente pittura in piano, et ha in sé
grandissima forza con arte e con maestria.