Page 119 - Giorgio Vasari
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Cap. XXXIIII. Della tausìa, cioè lavoro alla damaschina.



               Hanno  ancora  i  moderni  ad  imitazione  degli  antichi  rinvenuto  una
               spezie di commettere ne' metalli intagliati d'argento o d'oro, facendo
               in  essi  lavori  piani  o  di  mezzo  o  di  basso  rilievo,  et  in  ciò
               grandemente gli hanno avanzati. E così abbiamo veduto nello acciaio

               l'opere intagliate a la tausìa, altrimenti detta a la damaschina, per
               lavorarsi di ciò in Damasco e per tutto il Levante eccellentemente.
               Laonde, veggiamo oggi di molti bronzi et ottoni e rami commessi di
               argento  et  oro  con  arabeschi,  venuti  di  que'  paesi:  e  negli  antichi

               abbiamo  veduto  anelli  d'acciaio  con  mezze  figure  e  fogliami  molto
               belli. E di questa spezie di lavoro se ne son fatte a' dì nostri armadure
               da  combattere,  lavorate  tutte  d'arabeschi  d'oro  commessi,  e
               similmente  staffe,  arcioni  di  selle  e  mazze  ferrate;  et  ora  molto  si

               costumano i fornimenti delle spade, de' pugnali, de' coltelli e d'ogni
               ferro che si voglia riccamente ornare e guernire; e si fa così: cavasi il
               ferro  in  sotto  squadra,  e  per  forza  di  martello  si  commette  l'oro  in
               quello, fattovi prima sotto una tagliatura a guisa di lima sottile, sì che

               l'oro viene a entrare ne' cavi di quella et a fermarvesi. Poi con ferri si
               dintorna o con garbi di foglie o con girare di quel che si vuole, e tutte
               le  cose  co'  fili  d'oro  passati  per  filiera  si  girano  per  il  ferro,  e  col
               martello  s'amaccano  e  fermano  nel  modo  di  sopra.  Avvertiscasi

               nientedimeno che i fili siano più grossi et i proffili più sottili, acciò si
               fermino meglio in quelli. In questa professione infiniti ingegni hanno
               fatto  cose  lodevoli,  e  tenute  maravigliose;  e  però  non  ho  voluto
               mancare di farne ricordo, dependendo dal commettersi, et essendo

               scultura e pittura, cioè cosa che deriva dal disegno.





               Cap. XXXV. De le stampe di legno e del modo di farle e del primo inventor loro, e
               come con tre stampe si fanno le carte che paiono disegnate, e mostrano il lume, il
               mezzo e l'ombre.



               Il  primo  inventore  delle  stampe  di  legno  di  tre  pezzi,  per  mostrare
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