Page 117 - Giorgio Vasari
P. 117

Cap. XXXIII. Del niello e come per quello abbiamo le stampe di rame; e come
               s'intaglino gl'argenti, per fare gli smalti di basso rilievo, e similmente si ceselino le
               grosserie.



               Il niello, il quale non è altro che un disegno tratteggiato e dipinto su
               lo argento, come si dipigne e tratteggia sottilmente con la penna, fu
               trovato dagli orefici sino al tempo degli antichi, essendosi veduti cavi
               co' ferri ripieni di mistura negli ori et argenti loro. Questo si disegna

               con lo stile su lo argento che sia piano e s'intaglia col bulino, che è un
               ferro  quadro  tagliato  a  unghia  dall'uno  degli  angoli  all'altro  per
               isbieco,  che  così  calando  verso  uno  de'  canti,  lo  fa  più  acuto  e

               tagliente da' due lati, e la punta di esso scorre e sottilissimamente
               intaglia.  Con  questo  si  fanno  tutte  le  cose  che  sono  intagliate  ne'
               metalli  per  riempierle  o  per  lasciarle  vòte  secondo  la  volontà
               dell'artefice.  Quando  hanno  dunque  intagliato  e  finito  col  bulino,
               pigliano argento e piombo, e fanno di esso al fuoco una cosa, che

               incorporata insieme è nera di colore e frangibile molto e sottilissima a
               scorrere. Questa si pesta e si pone sopra la piastra dell'argento dov'è
               l'intaglio,  il  qual  è  necessario  che  sia  bene  pulito;  et  accostatolo  a

               fuoco di legne verdi, soffiando co' mantici, si fa che i raggi di quello
               percuotino dove è il niello; il quale per la virtù del calore fondendosi e
               scorrendo, riempie tutti gl'intagli che aveva fatti il bulino. Appresso
               quando  l'argento  è  raffreddo,  si  va  diligentemente  co'  raschiatoi
               levando  il  superfluo,  e  con  la  pomice  appoco  appoco  si  consuma

               fregandolo e con le mani e con un cuoio, tanto che e' si truovi il vero
               piano e che il tutto resti pulito. Di questo lavorò mirabilissimamente
               Maso  Finiguerra  fiorentino,  il  quale  fu  raro  in  questa  professione,

               come ne fanno fede alcune paci di niello in S. Giovanni di Fiorenza,
               che sono tenute mirabili. Da questo intaglio di bulino son derivate le
               stampe  di  rame,  onde  tante  carte  e  italiane  e  tedesche  veggiamo
               oggi per tutta Italia; che sì come negli argenti s'improntava, anzi che
               fussero  ripieni  di  niello,  di  terra,  e  si  buttava  di  zolfo,  così  gli

               stampatori trovarono il modo del fare le carte su le stampe di rame
               col torculo, come oggi abbiam veduto da essi imprimersi.
   112   113   114   115   116   117   118   119   120   121   122