Page 1131 - Giorgio Vasari
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migliore  opera  che  Francesco  facesse  mai.  E  nel  vero  questa  sola,
               quando non avesse mai fatto altro, lo farà tenere sempre, come fu,
               eccellente dipintore.

               Fece  ancora  nella  chiesa  di  San  Gallo,  luogo  già  fuor  della  detta
               porta, de' frati Eremitani di Santo Agostino, in una tavola la Nostra
               Donna e due putti, San Zanobi vescovo di Fiorenza, e San Francesco;

               la quale tavola, che era alla capella de' Girolami, della quale famiglia
               fu detto San Zanobi, è oggi in San Iacopo tra' Fossi in Firenze.

               Avendo  Michelagnolo  Buonarruoti  una  sua  nipote  monaca  in  Santa
               Apollonia di Firenze, et avendo per ciò fatto l'ornamento et il disegno
               della tavola e dell'altar maggiore, vi dipinse il Granaccio alcune storie
               di  figurette  piccole  a  olio  et  alcune  grandi,  che  allora  sodisfecero

               molto alle monache et ai pittori ancora. Nel medesimo luogo dipinse
               da  basso  un'altra  tavola,  che  per  inavertenza  di  certi  lumi  lasciati
               all'altare abruciò una notte con alcuni parametri di molto valore; che
               certo  fu  gran  danno,  perciò  che  era  quell'opera  molto  dagl'artefici

               lodata.

               Alle monache di S. Giorgio in sulla Costa fece nella tavola dell'altar
               maggiore la Nostra Donna, Santa Caterina, San Giovanni Gualberto,
               San  Bernardo  Uberti  cardinale  e  San  Fedele.  Lavorò  similmente  il
               Granacci  molti  quadri  e  tondi  sparsi  per  la  città  nelle  case  de'

               gentiluomini; e fece molti cartoni per far finestre di vetro, che furono
               poi messi in opera dai frati degl'Ingesuati di Fiorenza. Dilettossi molto
               di dipignere drappi, e solo et in compagnia: onde, oltre le cose dette
               di sopra, fece molti drappelloni. E perché faceva l'arte più per passar

               tempo che per bisogno, lavorava agiatamente, e voleva tutte le sue
               commodità,  fuggendo  a  suo  potere  i  disagi  più  che  altr'uomo.  Ma
               nondimeno conservò sempre il suo, senza esser cupido di quel d'altri.
               E  perché  si  diede  pochi  pensieri,  fu  piacevole  uomo  et  attese  a

               godere allegramente. Visse anni sessantasette; alla fine de' quali, di
               malatia ordinaria e di febre finì il corso della sua vita; e nella chiesa
               di  Santo  Ambruogio  di  Firenze  ebbe  sepoltura  nel  giorno  di  Santo
               Andrea Apostolo, nel MDXLIIII.
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