Page 1126 - Giorgio Vasari
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gentiluomo viniziano e dottissimo poeta et oratore, il quale volea
farne dono al re Francesco di Francia, al quale dovea per la sua
republica andar oratore. Ma il Navagero, essendo a pena arrivato in
Francia in sulle poste, si morì, e quest'opera rimase imperfetta, la
quale sarebbe stata cosa rarissima, come condotta da Francesco e col
consiglio e parere di due sì grand'uomini. Rimase dunque imperfetta,
e, che fu peggio, quello che era fatto ricevette non so che
guastamento in assenza di Francesco. Tuttavia così guasta la
comperò Messer Bartolomeo Lonichi, che non ha mai voluto
compiacerne alcuno ancor che ne sia stato ricerco con grandissimi
preghi e prezzo. N'aveva fatto Francesco innanzi a questa due altre
minori, l'una delle quali è in mano del Mazzanti arciprete del Duomo
di Verona, e l'altra ebbe il conte Raimondo dalla Torre, et oggi l'ha il
conte Giovambatista suo figliuolo che la tiene carissima; perché anco
questa fu fatta con le misure et assistenza del Fracastoro, il quale fu
molto familiare amico del conte Raimondo. Francesco finalmente,
increscendogli la tanta diligenza che ricercano i minii, si diede alla
pittura et all'architettura, nelle quali riuscì peritissimo, e fece molte
cose in Vinezia et in Padoa.
Era in quel tempo il vescovo di Tornai, fiamingo nobilissimo e
ricchissimo, venuto in Italia per dare opera alle lettere, vedere queste
provincie et apparare le creanze e modi di vivere di qua. Per che
trovandosi costui in Padoa e dilettandosi molto di fabricare, come
invaghito del modo di fabricare italiano, si risolvé di portare nelle sue
parti la maniera delle fabriche nostre. E per poter ciò fare più
comodamente, conosciuto il valore di Francesco, se lo tirò appresso
con onorato stipendio per condurlo in Fiandra, dove avevano in animo
di voler fare molte cose onorate. Ma venuto il tempo di partire e già
avendo fatto disegnare le maggiori e migliori e più famose fabriche di
qua, il poverello Francesco si morì, essendo giovane e di bonissima
speranza, lasciando il suo padrone, per la sua morte, molto dolente.
Lasciò Francesco un solo fratello, nel quale, essendo prete, rimane
estinta la famiglia dai Libri, nella quale sono stati successivamente
tre uomini in questa professione molto eccellenti. Et altri discepoli
non sono rimasi di loro che tenghino viva quest'arte, eccetto don