Page 1116 - Giorgio Vasari
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VITA DI FALCONETTO, ARCHITETTO VERONESE



               Stefano Veronese, pittore rarissimo de' suoi tempi, come si è detto,
               ebbe  un  fratello  carnale  chiamato  Giovan  Antonio  il  quale  se  bene
               imparò a dipignere dal detto Stefano, non però riuscì se non meno
               che mezzano dipintore, come si vede nelle sue opere, delle quali non

               accade far menzione. Di costui nacque un figliuolo che similmente fu
               dipintore  di  cose  dozzinali,  chiamato  Iacopo,  e  di  Iacopo  nacquero
               Giovanmaria detto Falconetto, del quale scriviamo la vita, e Giovan
               Antonio. Questo ultimo attendendo alla pittura, dipinse molte cose in

               Roveretto,  castello  molto  onorato  nel  Trentino,  e  molti  quadri  in
               Verona che sono per le case de' privati. Similmente dipinse nella valle
               dell'Adice sopra Verona molte cose, et in Sacco, riscontro a Roveretto,
               in una tavola San Niccolò con molti animali, e molte altre, dopo le

               quali  finalmente  si  morì  a  Roveretto  dove  era  andato  ad  abitare.
               Costui  fece  sopra  tutto  begli  animali  e  frutti,  de'  quali  molte  carte
               miniate,  e  molto  belle,  furono  portate  in  Francia  dal  Mondella
               veronese, e molte ne furono date da Agnolo suo figliuolo a Messer

               Girolamo Lioni in Vinezia, gentiluomo di bellissimo spirito.

               Ma venendo oggimai a Giovanmaria, fratello di costui, egli imparò i
               principii della pittura dal padre e gli aggrandì e migliorò assai, ancor
               che non fusse anch'egli pittore di molta reputazione, come si vede nel
               Duomo  di  Verona,  alle  capelle  de'  Maffei  e  degl'Emili;  et  in  San

               Nazzaro, nella parte superiore della cupola et in altri luoghi. Avendo
               dunque conosciuta costui la poca perfezzione del suo lavorare nella
               pittura,  e  dilettandosi  sopra  modo  dell'architettura,  si  diede  a
               osservare e ritrarre con molta diligenza tutte l'antichità di Verona sua

               patria. Risoltosi poi di voler vedere Roma, e da quelle maravigliose
               reliquie,  che  sono  il  vero  maestro,  imparare  l'architettura,  là  se
               n'andò,  e  vi  stette  dodici  anni  interi:  il  qual  tempo  spese,  per  la
               maggior parte, in vedere e disegnare tutte quelle mirabili antichità,

               cavando in ogni luogo tanto che potesse vedere le piante e ritrovare
               tutte le misure. Né lasciò cosa in Roma, o di fabrica o di membra,
               come  sono  cornici,  colonne  e  capitegli  di  qual  si  voglia  ordine,  che
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