Page 105 - Giorgio Vasari
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Cap. XXVII. Come si lavorino le grottesche su lo stucco.
Le grottesche sono una spezie di pitture licenziose e ridicole molto,
fatte dagl'antichi per ornamenti di vani, dove in alcuni luoghi non
stava bene altro che cose in aria; per il che facevano in quelle tutte
sconciature di mostri, per strattezza della natura e per gricciolo e
ghiribizzo degli artefici; i quali fanno in quelle, cose senza alcuna
regola, apiccando a un sottilissimo filo un peso che non si può
reggere, a un cavallo le gambe di foglie, e a un uomo le gambe di
gru, e infiniti sciarpelloni e passerotti; e chi più stranamente se gli
immaginava, quello era tenuto più valente. Furono poi regolate, e per
fregi e spartimenti fatto bellissimi andari; così di stucchi mescolarono
quelle con la pittura. E sì innanzi andò questa pratica, che in Roma e
in ogni luogo dove i Romani risedevano, ve n'è ancora conservato
qualche vestigio. E nel vero tocche d'oro et intagliate di stucchi, elle
sono opera allegra e dilettevole a vedere.
Queste si lavorano di quattro maniere: l'una lavora lo stucco schietto;
l'altra fa gli ornamenti soli di stucco, e dipigne le storie ne' vani e le
grottesche ne' fregi; la terza fa le figure parte lavorate di stucco e
parte dipinte di bianco e nero, contrafacendo cammei e altre pietre. E
di questa spezie grottesche e stucchi se n'è visto e vede tante opere
lavorate da' moderni, i quali con somma grazia e bellezza hanno
adornato le fabbriche più notabili di tutta l'Italia, che gli antichi
rimangono vinti di grande spacio. L'ultima, finalmente, lavora
d'acquerello in su lo stucco, campando il lume con esso, et
ombrandolo con diversi colori.
Di tutte queste sorti che si difendono assai dal tempo, se ne veggono
delle antiche in infiniti luoghi a Roma et a Pozzuolo vicino a Napoli. E
questa ultima sorte si può anco benissimo lavorare con colori sodi a
fresco, lasciando lo stucco bianco per campo a tutte queste, che nel
vero hanno in sé bella grazia; e fra esse si mescolano paesi che
molto dànno loro de l'allegro, e così ancora storiette di figure piccole