Page 1099 - Giorgio Vasari
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diede tutto all'arte, e perché egli si era poco meno che scordato ogni
cosa, si mise, col favor di detto signore, sotto Liberale, allora famoso
dipintore e miniatore. E così non lasciando mai di praticare col
maestro, andò tanto di giorno in giorno acquistando, che non solo si
risvegliarono in lui le cose dimenticate, ma n'ebbe in poco tempo
acquistate tanto dell'altre, quante bastarono a farlo valentuomo. Ma
è ben vero che, se bene tenne sempre la maniera di Liberale, immitò
nondimeno nella morbidezza e colorire sfumato Giorgione suo primo
precettore, parendogli che le cose di Liberale, buone per altro,
avessero un poco del secco.
Liberale, adunque, avendo conosciuto il bello spirito di Francesco, gli
pose tanto amore, che venendo a morte lo lasciò erede del tutto e
l'amò sempre come figliuolo; e così morto Liberale e rimaso
Francesco nell'aviamento, fece molte cose che sono per le case
private. Ma quelle che sopra l'altre meritano essere comendate, e
sono in Verona, sono primieramente la capella maggiore del Duomo,
colorita a fresco, nella volta della quale sono, in quattro gran quadri,
la natività della Madonna, la presentazione al tempio, et in quello di
mezzo, che pare che sfondi, sono tre Angeli in aria che scortano
all'insù e tengono una corona di stelle per coronar la Madonna, la
quale è poi nella nicchia accompagnata da molti Angeli mentre è
assunta in cielo, e gl'Apostoli in diverse maniere et attitudini
guardano in su, i quali Apostoli sono figure il doppio più che il
naturale. E tutte queste pitture furono fatte dal Moro col disegno di
Giulio Romano, come volle il vescovo Giovan Matteo Giberti, che fece
far quest'opera, e fu come si detto amicissimo del detto Giulio.
Appresso dipinse il Moro la facciata della casa de' Manuelli, fondata
sopra la spalla del ponte nuovo, e la facciata di Torello Saraina
dottore, il quale fece il sopra detto libro dell'antichità di Verona.
Nel Friuli dipinse similmente a fresco la capella maggiore della badia
di Rosazzo per lo vescovo Giovan Matteo, che l'aveva in comenda e
riedificò, come signor da bene e veramente relligioso, essendo stata
empiamente lasciata, come le più si ritrovano essere, in rovina da chi
avanti a lui l'aveva tenuta in comenda et atteso a trarne l'entrate
senza spendere un picciolo in servigio di Dio e della chiesa. A olio poi