Page 1094 - Giorgio Vasari
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a  quel  signore  in  una  cappella  dove  egli  udiva  messa,  tanti  quadri
               quanti  bisognarono  a  empierla  et  adornarla  da  tutte  le  bande  di
               storie  del  Testamento  Vecchio  e  Nuovo,  lavorate  con  estrema
               diligenza,  sì  come  anco  fu  la  tavola  principale.  Lavorò  poi  per  le
               camere di quel castello molte cose che gli acquistarono grandissima

               fama. E dipinse in San Domenico, per ordine di detto marchese, tutta
               la  capella  maggiore,  per  ornamento  d'una  sepoltura  dove  dovea
               essere  posto;  nella  quale  opera  si  portò  talmente  Giovanfrancesco,

               che  meritò  dalla  liberalità  del  Marchese  essere  con  onorati  premi
               riconosciuto;  il  quale  Marchese  per  privilegio  lo  fece  uno  de'  suoi
               camerieri,  come  per  uno  instrumento,  che  è  in  Verona  appresso
               gl'eredi,  si  vede.  Fece  il  ritratto  di  detto  signore  e  della  moglie,  e
               molti  quadri  che  mandarono  in  Francia,  et  il  ritratto  parimente  di

               Guglielmo lor primogenito ancor fanciullo, e così quegli delle figliuole
               e di tutte le dame che erano al servigio della Marchesana.

               Morto  il  marchese  Guglielmo,  si  partì  Giovanfrancesco  da  Casale,
               avendo prima venduto ciò che in quelle parti aveva, e si condusse a
               Verona,  dove  accomodò  di  maniera  le  cose  sue  e  del  figliuolo,  al

               quale diede moglie, che in poco tempo si trovò esser ricco di più di
               settemila  ducati.  Ma  non  per  questo  abandonò  la  pittura,  anzi  vi
               attese più che mai, avendo l'animo quieto e non avendo a stillarsi il
               cervello per guadagnarsi il pane. Vero è che, o fusse per invidia o per

               altra cagione, gli fu dato nome di pittore che non sapesse fare se non
               figure  piccole.  Per  che  egli,  nel  fare  la  tavola  della  capella  della
               Madonna  in  San  Fermo,  convento  de'  frati  di  San  Francesco,  per
               mostrare che era calonniato a torto, fece le figure maggiori del vivo e

               tanto bene, ch'elle furono le migliore che avesse mai fatto. In aria è
               la Nostra Donna, che siede in grembo a Santa Anna, con alcuni Angeli
               che  posano  sopra  le  nuvole,  e  a'  piedi  sono  San  Piero,  San
               Giovanbattista, San Roco e San Bastiano, e non lontano è in un paese

               bellissimo San Francesco che riceve le stimite. Et invero quest'opera
               non è tenuta dagl'artefici se non buona.

               Fece in San Bernardino, luogo de' frati Zoccolanti, alla capella de la
               croce,  Cristo  che  inginocchiato  con  una  gamba  chiede  licenza  alla
               madre. Nella quale opera, per concorrenza di molte notabili pitture
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