Page 1096 - Giorgio Vasari
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sopra  un  granchio;  et  appresso  aveva  un'altra  figura  con  le  mani

               piene  di  papaveri.  Questa  invenzione,  nella  quale  sono  altre  belle
               fantasie e particolari, e la quale fu condotta da Giovanfrancesco con
               estremo amore e diligenza, serve per testiera d'una lettiera di quel
               signore in un suo amenissimo luogo detto Santa Maria Stella, presso

               a Verona. Dipinse il medesimo al conte Raimondo della Torre tutto un
               camerino di diverse storie in figure piccole. E perché si dilettò di far di
               rilievo, e non solamente modegli per quelle cose che gli bisognavano

               e  per  acconciar  panni  addosso,  ma  altre  cose  ancora  per  suo
               capriccio,  se  ne  veggiono  alcune  in  casa  degl'eredi  suoi,  e
               particolarmente  una  storia  di  mezzo  rilievo  che  non  è  se  non
               ragionevole. Lavorò di ritratti in medaglie, e se ne veggiono ancora
               alcuni come quello di Guglielmo marchese di Monferrato, il quale ha

               per rovescio un Ercole che amazza... con un motto che dice: "Monstra
               domat".

               Ritrasse di pittura il conte Raimondo della Torre, Messer Giulio suo
               fratello  e  Messer  Girolamo  Fracastoro.  Ma  fatto  Giovanfrancesco
               vecchio,  cominciò  a  ire  perdendo  nelle  cose  dell'arte,  come  si  può

               vedere  in  Santa  Maria  della  Scala  ne'  portegli  degl'organi,  e  nella
               tavola della famiglia de' Movi, dove è un Deposto di croce, et in Santa
               Nastasia nella capella di San Martino. Ebbe sempre Giovanfrancesco
               grande opinione di sé, onde non arebbe messo in opera per cosa del

               mondo  cosa  ritratta  da  altri,  perché  volendogli  il  vescovo  Giovan
               Matteo  Giberti  far  dipignere  in  Duomo  nella  capella  grande  alcune
               storie  della  Madonna,  ne  fece  fare  a  Roma  a  Giulio  Romano  suo
               amicissimo i disegni, essendo datario di papa Clemente Settimo. Ma

               Giovanfrancesco, tornato il vescovo a Verona, non volle mai mettere
               que'  disegni  in  opera.  Là  dove  il  vescovo  sdegnato  gli  fece  fare  a
               Francesco detto il Moro. Costui era d'openione, né in ciò si discostava
               dal vero, che il vernicare le tavole le guastasse e le facesse, più tosto

               che  non  farieno,  divenir  vecchie;  e  perciò  adoperava,  lavorando,  la
               vernice negli scuri e certi olii purgati. E così fu il primo che in Verona
               facesse bene i paesi, perché se ne vede in quella città di sua mano
               che sono bellissimi. Finalmente, essendo Giovanfrancesco di 76 anni,

               si  morì  come  buon  cristiano,  lasciando  assai  bene  agiati  i  nipoti  e
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