Page 1093 - Giorgio Vasari
P. 1093

Dopo  quest'opere,  parendogli  essersi  acquistato  assai  credito  in
               Verona,  disegnava  Giovanfrancesco  di  partirsi  e  cercare  altri  paesi,
               ma  gli  furono  in  modo  addosso  gl'amici  e  parenti,  che  gli  fecero
               pigliar per donna una giovane nobile e figliuola di Messer Braliassarti
               Grandoni, la quale, poi che si ebbe menata l'anno 1505 et avutone

               indi a non molto un figliuolo, ella si morì sopra parto. E così rimaso
               libero  si  partì  Giovanfrancesco  di  Verona,  et  andossene  a  Milano,
               dove il signor Antonmaria Visconte, tiratoselo in casa, gli fece molte

               opere,  per  ornamento  delle  sue  case,  lavorare.  Intanto  essendo
               portata da un fiamingo in Milano una testa d'un giovane ritratta di
               naturale  e  dipinta  a  olio,  la  quale  era  da  ognuno  in  quella  città
               ammirata,  nel  vederla  Giovanfrancesco  se  ne  rise,  dicendo:  "A  me
               basta  l'animo  di  farne  una  migliore".  Di  che  facendosi  beffe  il

               fiamingo, si venne dopo molte parole a questo: che Giovanfrancesco
               facesse la pruova, e perdendo, perdesse il quadro fatto e 25 scudi, e
               vincendo, guadagnasse la testa del fiamingo e similmente 25 scudi.

               Messosi dunque Giovanfrancesco a lavorare con tutto il suo sapere,
               ritrasse un gentiluomo vecchio e raso con un sparviere in mano, ma
               ancora  che  molto  somigliasse,  fu  giudicata  migliore  la  testa  del
               fiamingo.  Ma  Giovanfrancesco  non  fece  buona  elezzione,  nel  fare  il
               suo ritratto, d'una testa che gli potesse fare onore, perché se pigliava

               un giovane bello e l'avesse bene immitato, come fece il vecchio, se
               non  avesse  passata  la  pittura  dell'avversario,  l'arebbe  almanco
               paragonata.  Ma  non  per  questo  fu  se  non  lodata  la  testa  di

               Giovanfrancesco,  al  quale  il  fiamingo  fece  cortesia,  perché
               contentandosi della testa sola del vecchio raso, non volle altrimenti
               (come nobile e gentile) i venticinque ducati. Questo quadro venne poi
               col  tempo  nelle  mani  di  madonna  Isabella  da  Este,  Marchesana  di
               Mantoa,  che  lo  pagò  benissimo  al  fiamingo  e  lo  pose  per  cosa

               singolare nel suo studio, nel quale aveva infinite cose di marmo, di
               conio, di pittura e di getto bellissime.

               Dopo aver servito il Visconte, essendo Giovanfrancesco chiamato da
               Guglielmo, Marchese di Monferrato, andò volentieri a servirlo essendo
               di  ciò  molto  pregato  dal  Visconte,  e  così  arivato  gli  fu  assegnata

               bonissima provisione, et egli, messo mano a lavorare, fece in Casale
   1088   1089   1090   1091   1092   1093   1094   1095   1096   1097   1098