Page 1087 - Giorgio Vasari
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effetto, due furono le cagioni: l'una il trovarsi la Republica, per le
gravissime spese fatte in quella guerra, esausta di danari; e l'altra
perché un gentiluomo, si dica di Ca' Valereso grande in quel
tempo e di molta autorità, forse per qualche interesse particolar, tolse
a favorire, come uomo in questo di poco giudizio, un maestro
Zamfragnino che, secondo mi vien detto, vive ancora, il quale l'aveva
in sue particolari fabriche servito, il quale Zamfragnino (degno e
conveniente nome dell'eccellenza del maestro) fece il disegno di
quella marmaglia che fu poi messo in opera, e la quale oggi si vede.
Della quale stolta elezzione molti che ancor vivono e benissimo se ne
ricordano ancora si dogliono senza fine. Fra' Iocondo, veduto quanto
più possono molte volte appresso ai signori e grandi uomini i favori
che i meriti, ebbe del veder preporre così sgangherato disegno al suo
bellissimo tanto sdegno, che si partì di Vinezia, né mai più vi volle,
ancor che molto ne fusse pregato, ritornare. Questo, con altri disegni
di questo padre, rimasero in casa i Bragadini riscontro a Santa Marina
et a frate Angelo di detta famiglia, frate di San Domenico, che poi fu,
secondo i molti meriti suoi, vescovo di Vicenza.
Fu fra' Iocondo universale, e si dilettò, oltre le cose dette, de'
semplici e dell'agricoltura; onde racconta Messer Donato Giannotti
fiorentino, che molti anni fu suo amicissimo in Francia, che avendo il
frate allevato una volta un pesco in un vaso di terra, mentre
dimorava in Francia, vide quel piccolissimo arbore carico di tanti frutti
che era a guardarlo una maraviglia, e che avendolo, per consiglio
d'alcuni amici, messo una volta in luogo dove avendo a passare il re,
potea vederlo, certi cortigiani che prima vi passarono, come usano di
fare così fatte genti, colsero, con gran dispiacere di fra' Iocondo, tutti
i frutti di quell'arbuscello, e quelli che non mangiarono, scherzando
fra loro, se le trassero dietro per tutta quella contrada. La quale cosa,
avendo risaputa il re, dopo essersi preso spasso della burla con i
cortigiani, ringraziò il frate di quanto, per piacere a lui, avea fatto,
facendogli appresso sì fatto dono, che restò consolato.
Fu uomo fra' Iocondo di santa e bonissima vita, e molto amato da
tutti i grandi uomini di lettere dell'età sua, e particolarmente da
Domizio Calderino, Matteo Basso e Paulo Emilio, che scrisse l'istorie