Page 1083 - Giorgio Vasari
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Rodano,  descritto  da  lui  nei  detti  suoi  Comentarii  e  male  inteso  ai

               tempi di fra' Iocondo, il quale confessa il detto Budeo avere avuto per
               suo maestro nelle cose d'architettura; ringraziando Dio d'avere avuto
               un  sì  dotto  e  sì  diligente  precettore  sopra  Vitruvio,  come  fu  esso
               frate, il quale ricorresse in quello autore infiniti errori non stati infino

               allora  conosciuti.  E  questo  poté  fare  agevolmente  per  essere  stato
               pratico in tutte le dottrine, e per la cognizione che ebbe della lingua
               greca  e  della  latina.  E  queste  et  altre  cose  afferma  esso  Budeo,

               lodando  fra'  Iocondo  per  ottimo  architettore,  aggiungendo  che  per
               opera del medesimo furono ritrovate la maggior parte delle Pistole di
               Plinio in una vecchia libreria in Parigi; le quali, non essendo state più
               in  mano  degl'uomini,  furono  stampate  da  Aldo  Manuzio,  come  si
               legge,  in  una  sua  pistola  latina  stampata  con  le  dette.  Fece  fra'

               Iocondo, stando in Parigi al servizio del re Lodovico Duodecimo, due
               superbissimi ponti sopra la Senna carichi di botteghe; opera degna
               veramente del grand'animo di quel re e del maraviglioso ingegno di

               fra' Iocondo. Onde meritò, oltre la inscrizione che ancor oggi si vede
               in  queste  opere  in  lode  sua,  che  il  Sanazzaro,  poeta  rarissimo,
               l'onorasse con questo bellissimo distico:



               Iocundus geminum imposuit tibi Sequana pontem;

               hunc tu iure potes dicere Pontificem.


               Fece, oltre ciò, altre infinite opere per quel re in tutto il regno, ma
               essendo  stato  solamente  fatto  memoria  di  queste  come  maggiori,

               non ne dirò altro.

               Trovandosi poi in Roma alla morte di Bramante, gli fu data la cura del
               tempio di San Piero, in compagnia di Raffaello da Urbino e Giuliano
               da  S.  Gallo,  acciò  continuasse  quella  fabrica  cominciata  da  esso
               Bramante; per che minacciando ella rovina in molte parti, per essere

               stata lavorata in fretta e per le cagioni dette in altro luogo, fu per
               consiglio  di  fra'  Iocondo,  di  Raffaello  e  di  Giuliano  per  la  maggior
               parte rifondata; nel che fare, dicono alcuni che ancor vivono e furono

               presenti,  si  tenne  questo  moda:  furono  cavate,  con  giusto  spazio
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