Page 1033 - Giorgio Vasari
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su  la  piazza  de'  Salviati  in  Roma.  Succedendo  in  tanto  il  sacco  di

               Roma,  fu  il  povero  Rosso  fatto  prigione  de'  Tedeschi  e  molto  mal
               trattato. Perciò che oltra lo spogliarlo de' vestimenti, scalzo e senza
               nulla  in  testa,  gli  fecero  portare  addosso  pesi,  e  sgombrare  quasi
               tutta la bottega d'un pizzicagnolo. Per il che da quelli mal condotto, si

               condusse  appena  in  Perugia,  dove  da  Domenico  di  Paris  pittore  fu
               molto  accarezzato  e  rivestito;  et  egli  disegnò  per  lui  un  cartone  di
               una tavola de' Magi, il quale appresso lui si vede, cosa bellissima. Né

               molto restò in tal luogo, perché intendendo ch'al Borgo era venuto il
               vescovo de' Tornabuoni, fuggito egli ancora dal sacco, si trasferì quivi,
               perché gli era amicissimo. Era in quel tempo al Borgo Raffaello dal
               Colle  pittore,  creato  di  Giulio  Romano,  che  nella  sua  patria  aveva
               preso a fare, per S. Croce, Compagnia di Battuti, una tavola per poco

               prezzo, della quale come amorevole si spogliò, e la diede al Rosso,
               acciò che in quella città rimanesse qualche reliquia di suo. Per il che
               la Compagnia si risentì, ma il vescovo gli fece molte comodità. Onde

               finita  la  tavola,  che  gl'acquistò  nome,  ella  fu  messa  in  S.  Croce:
               perché  il  Deposto  che  vi  è  di  croce  è  cosa  molto  rara  e  bella,  per
               avere osservato ne' colori un certo che, tenebroso per l'eclisse, che fu
               nella  morte  di  Cristo,  e  per  essere  stata  lavorata  con  grandissima
               diligenza.  Gli  fu  dopo  fatto  in  Città  di  Castello  allogazione  d'una

               tavola, la quale volendo lavorare mentre che s'ingessava, le ruinò un
               tetto addosso che l'infranse tutta, et a lui venne un mal di febbre sì
               bestiale,  che  ne  fu  quasi  per  morire:  per  il  che  da  Castello  si  fé

               portare al Borgo. Seguitando quel male con la quartana, si trasferì poi
               alla Pieve a S. Stefano a pigliare aria, et ultimamente in Arezzo, dove
               fu tenuto in casa da Benedetto Spadari; il quale adoperò di maniera
               col  mezzo  di  Giovanni  Antonio  Lappoli  aretino  e  di  quanti  amici  e
               parenti  essi  avevano,  che  gli  fu  dato  a  lavorare  in  fresco  alla

               Madonna  delle  Lagrime  una  volta,  allogata  già  a  Niccolò  Soggi
               pittore.  E  perché  tal  memoria  si  lasciasse  in  quella  città,  gliele
               allogarono per prezzo di trecento scudi d'oro. Onde il Rosso cominciò

               cartoni in una stanza che gli avevano consegnata in un luogo detto
               Murello, e quivi ne finì quattro. In uno fece i primi parenti legati allo
               albero  del  peccato,  e  la  Nostra  Donna  che  cava  loro  il  peccato  di
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