Page 1028 - Giorgio Vasari
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VITA DEL ROSSO PITTOR FIORENTINO



               Gli uomini pregiati che si danno alle virtù, e quelle con tutte le forze
               loro  abbracciano,  sono  pur  qualche  volta,  quando  manco  ciò  si
               aspettava, esaltati et onorati eccessivamente nel cospetto di tutto il
               mondo; come apertamente si può vedere nelle fatiche che il Rosso

               pittor fiorentino pose nell'arte della pittura. Le quali, se in Roma et in
               Fiorenza non furono da quei che le potevano rimunerare sodisfatte,
               trovò egli pure in Francia chi per quelle lo riconobbe di sorte, che la
               gloria  di  lui  poté  spegnere  la  sete  in  ogni  grado  d'ambizione  che

               possa 'l petto di qual si voglia artefice occupare. Né poteva egli in
               quell'essere  conseguir  dignità,  onore,  o  grado  maggiore,  poi  che
               sopra  ogn'altro  del  suo  mestiero,  da  sì  gran  re,  come  è  quello  di
               Francia, fu ben visto e pregiato molto. E nel vero i meriti d'esso erano

               tali, che se la fortuna gli avesse procacciato manco, ella gli avrebbe
               fatto  torto  grandissimo.  Con  ciò  fusse  che  il  Rosso  era,  oltra  la
               pittura,  dotato  di  bellissima  presenza;  il  modo  del  parlar  suo  era
               molto grazioso e grave; era bonissimo musico et aveva ottimi termini

               di filosofia, e quel che importava più che tutte l'altre sue bonissime
               qualità, fu che egli del continuo nelle composizione delle figure sue
               era  molto  poetico,  e  nel  disegno  fiero  e  fondato,  con  leggiadra
               maniera e terribilità di cose stravaganti, et un bellissimo compositore

               di  figure.  Nella  architettura  fu  eccellentissimo  e  straordinario,  e
               sempre, per povero ch'egli fosse, fu ricco d'animo e di grandezza. Per
               il  che  coloro  che  nelle  fatiche  della  pittura  terranno  l'ordine  che  'l
               Rosso tenne, saranno di continuo celebrati come son l'opre di lui. Le

               quali di bravura non hanno pari, e senza fatiche di stento son fatte,
               levato via da quelle un certo tisicume e tedio, che infiniti patiscono
               per fare le loro cose di niente parere qualche cosa. Disegnò il Rosso
               nella  sua  giovanezza  al  cartone  di  Michele  Agnolo,  e  con  pochi

               maestri  volle  stare  all'arte,  avendo  egli  una  certa  sua  opinione
               contraria alle maniere di quegli, come si vede fuor della porta a S.
               Pier Gattolini di Fiorenza, a Marignolle, in un tabernacolo lavorato a
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