Page 1027 - Giorgio Vasari
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stato al mondo. Per il che se allora che morì, avesse potuto morire
con lui, sarebbe morta l'invenzione, la grazia e la bravura nelle figure
dell'arte. Felicità della natura e della virtù nel formare in un corpo
così nobile spirto; et invidia et odio crudele di così strana morte nel
fato e nella fortuna sua, la quale, se bene gli tolse la vita, non gli
torrà per alcun tempo il nome. Furono fatte l'essequie sue
solennissime, e con doglia infinita di tutta Messina nella chiesa
catedrale datogli sepoltura l'anno 1543.
Grande obligo hanno veramente gl'artefici a Polidoro per averla
arrichita di gran copia di diversi abiti, e stranissimi e varii ornamenti,
e dato a tutte le sue cose grazia et ornamento; similmente per avere
fatto figure d'ogni sorte, animali, casamenti, grottesche e paesi così
belli, che dopo lui chiunche ha cercato d'essere universale l'ha
imitato. Ma è gran cosa e da temerne, il vedere, per l'esempio di
costui, la instabilità della fortuna e quello che ella sa fare, facendo
divenire eccellenti in una professione, uomini da chi si sarebbe
ogn'altra cosa aspettato, con non piccola passione di chi ha nella
medesima arte molti anni in vano faticato. È gran cosa, dico, vedere i
medesimi, dopo molti travagli e fatiche, essere condotti dalla stessa
fortuna a misero et infelicissimo fine, allora che aspettavano di goder
il premio delle loro fatiche: e ciò con sì terribili e mostruosi casi, che
la stessa pietà se ne fugge, la virtù s'ingiuria, et i beneficii d'una
incredibile e straordinaria ingratitudine si ristorano. Quanto dunque
può lodarsi la pittura della virtuosa vita di Polidoro, tanto può egli
dolersi della fortuna, che se gli mostrò un tempo amica, per condurlo
poi, quando meno ciò si aspettava, a dolorosa morte.