Page 1011 - Giorgio Vasari
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tavola in S. Iacopo sopr'Arno, la Trinità con infinito numero di putti e

               S. Maria Maddalena ginocchioni, S. Caterina e S. Iacopo, e dagli lati in
               fresco due figure ritte, un S. Girolamo in penitenza e S. Giovanni. E
               nella predella fece fare tre storie a Sandrino del Calzolaio suo creato,
               che  furono  assai  lodate.  Nel  castello  d'Anghiari  fece  in  testa  d'una

               Compagnia  in  tavola  un  cenacolo  a  olio  con  figure  di  grandezza
               quanto il vivo, e nelle due rivolte del muro, cioè dalle bande, in una
               Cristo che lava i piedi a gl'Apostoli, e nell'altra un servo che reca due

               idrie  d'acqua;  la  quale  opera  in  quel  luogo  è  tenuta  in  gran
               venerazione, perché invero è cosa rara, e che gli acquistò onore et
               utile. Un quadro che lavorò d'una Giuditta, che avea spiccato il capo a
               Oloferne,  come  cosa  molto  bella  fu  mandata  in  Ungheria;  e
               similmente un altro, dove era la decollazione di S. Giovanni Battista

               con una prospettiva nella quale ritrasse il difuori del capitolo de' Pazzi
               che  è  nel  primo  chiostro  di  S.  Croce,  fu  mandato  da  Paulo  da
               Terrarossa, che lo fece fare, a Napoli per cosa bellissima. Lavorò anco

               per uno de' Bernardi altri due quadri, che furono posti nella chiesa
               dell'Osservanza di S. Miniato in una cappella, dove sono due figure a
               olio grandi quanto il vivo, cioè S. Giovanni Battista e S. Antonio da
               Padoa. Ma la tavola, che vi andava nel mezzo, per essere Giovanni
               Antonio di natura lunghetto et agiato nel lavorare, penò tanto, che

               chi la faceva fare si morì. Onde essa tavola, nella quale andava un
               Cristo in grembo alla madre, si rimase imperfetta. Dopo queste cose,
               quando Perino del Vaga, partito da Genoa, per aver avuto sdegno col

               prencipe  Doria,  lavorava  in  Pisa,  avendo  Stagio  scultore  da
               Pietrasanta  cominciato  l'ordine  delle  nuove  cappelle  di  marmo
               nell'ultima navata del Duomo, e quella apparato che è dietro l'altare
               maggiore, il quale serve per sagrestia, fu ordinato che il detto Perino,
               come si dirà nella sua vita, et altri maestri cominciassero a empier

               quegli ornamenti di marmo di pitture. Ma essendo richiamato Perino a
               Genoa, fu ordinato a Giovanni Antonio che mettesse mano ai quadri
               che andavano in detta nicchia dietro l'altar maggiore e che nell'opere

               trattasse de' sacrifizii del Testamento Vecchio, per figurare il sacrifizio
               del  Santissimo  Sagramento,  quivi  posto  in  mezzo,  sopra  l'altar
               maggiore. Il Sogliano adunque nel primo quadro dipinse il sacrifizio
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