Page 1006 - Giorgio Vasari
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perché gareggiando cercò sempre di far opere in luoghi dove avesse
lavorato Tiziano, fece in S. Giovanni di Rialto un S. Giovanni
elemosinario che a' poveri dona danari; et a un altare pose un quadro
di S. Bastiano e S. Rocco et altri santi che fu cosa bella, ma non però
eguale all'opera di Tiziano; se bene molti, più per malignità che per
dire il vero, lodarono quella di Giovan Antonio. Fece il medesimo nel
chiostro di S. Stefano molte storie in fresco del Testamento Vecchio et
una del Nuovo, tramezzate da diverse Virtù, nelle quali mostrò scorti
terribili di figure; del qual modo di fare si dilettò sempre e cercò di
porne in ogni suo componimento, e difficilissime, adornandole meglio
che alcun'altro pittore.
Avendo il prencipe Doria in Genova fatto un palazzo su la marina, et
a Perin del Vaga pittor celebratissimo fatto far sale, camere et
anticamere a olio et a fresco, che per la ricchezza e per la bellezza
delle pitture sono maravigliosissime, perché in quel tempo Perino non
frequentava molto il lavoro, acciò che per isprone e per concorrenza
facesse quel che non faceva per se medesimo, fece venire il
Pordenone, il quale cominciò uno terrazzo scoperto dove lavorò un
fregio di fanciulli con la sua solita maniera, i quali votano una barca
piena di cose maritime, che girando fanno bellissime attitudini. Fece
ancora una storia grande quando Giasone chiede licenza al zio per
andare per il vello d'oro. Ma il Prencipe, vedendo il cambio che faceva
dall'opera di Perino a quella del Pordenone, licenziatolo, fece venir in
suo luogo Domenico Beccafumi sanese, eccellente e più raro maestro
di lui. Il quale, per servire tanto Prencipe, non si curò d'abbandonare
Siena sua patria dove sono tante opere maravigliose di sua mano. Ma
in quel luogo non fece se non una storia sola e non più, perché Perino
condusse ogni cosa da sé ad ultimo fine.
A Giovanni Antonio dunque, ritornato a Vinegia, fu fatto intendere
come Ercole, duca di Ferrara, aveva condotto di Alemagna un numero
infinito di maestri, et a quegli fatto cominciare a far panni di seta,
d'oro, di filaticci e di lana, secondo l'uso e voglia sua, ma che non
avendo in Ferrara disegnatori buoni di figure (perché Girolamo da
Ferrara era più atto a' ritratti et a cose appartate, che a storie terribili
dove bisognasse la forza dell'arte e del disegno) che andasse a