Page 2218 - Shakespeare - Vol. 4
P. 2218

sembrano vecchi amici che per caso
               s’incontrano lontano dalla patria.



               La prende infine per la mano esangue
               e così inizia: «Quale strano evento
               t’è capitato, che ne tremi tutta?

               Che cosa t’ha sbiancato, dolce amore?
               Perché mai questa veste di dolore?
               Svelami, cara, la tua grave pena,

               racconta, ch’io ti possa consolare».


               Tre volte geme onde attizzar la pena,

               prima di scaricare una parola.          120
               S’accinge infine a dare una risposta
               e a raccontare loro con modestia

               come il nemico le abbia catturato
               l’onore; mentre Collatino e gli altri
               attendono con ansia ch’ella parli.



               Nell’umido suo nido il bianco cigno
               attacca il canto della certa fine:

               «Poche parole», dice, «basteranno
               per dir di colpa cui non v’è rimedio.
               Son più le pene in me delle parole,
               e troppo durerebbe il suo lamento,

               per dirle tutte, la mia lingua sola.



               «Che dica dunque solamente questo:
               padrone del tuo letto, caro sposo,
               è uno straniero; giacque sul cuscino
               su cui posar solevi il capo stanco.

               Quale altro torto immaginar si possa
               compiuto su di me con la violenza,
               ahimè, Lucrezia tua non ne fu immune.



               «Nel mezzo tenebroso della notte
               entrò furtivamente nella stanza,
   2213   2214   2215   2216   2217   2218   2219   2220   2221   2222   2223