Page 2222 - Shakespeare - Vol. 4
P. 2222

e il colpo la riscatta dall’angoscia
               del carcere insozzato in cui viveva.
               I suoi sospiri cedono alle nubi
               l’anima alata, e per la piaga fugge

               la vita eterna dal suo fato estinto.



               Restan di pietra Collatino e gli altri,
               sconvolti dall’azione sua mortale.
               Vedendo il sangue il padre di Lucrezia

               si getta sul suo corpo che s’è ucciso.
               Dalla purpurea fonte Bruto estrae
               il pugnale omicida, il quale, estratto,
               per povera vendetta il sangue insegue.



               Sgorga, e in due lenti fiumi si divide,

               così che il rosso sangue ora circonda
               da ogni parte il corpo suo, che resta
               nudo e deserto in quei tremendi flutti,
               come un’isola appena saccheggiata.
               Il sangue in parte resta rosso e puro,

               altrove, a causa di Tarquinio, è nero.



               Attorno al volto in lutto e congelato
               del sangue nero corre un rivo d’acqua,
               come piangendo sopra il luogo infetto;

               ed acqua mostra ancora il sangue guasto,
               come pietà provasse per Lucrezia,
               mentre rimane puro il sangue rosso,
               come arrossisse per il putrefatto.           123



               «O figlia, figlia», grida il vecchio padre,

               «fu mia la vita che ti sei tu tolta;
               se nel suo figlio vive il padre, dove
               vivrò, poi che Lucrezia non ha vita?
               Oh, non per questo io t’ho generato:

               se il figlio muore prima di suo padre,
               il figlio è il padre, e il padre non ha figli.
   2217   2218   2219   2220   2221   2222   2223   2224   2225   2226   2227