Page 2216 - Shakespeare - Vol. 4
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e falso dice il volto di Sinone:
               sì bello esser non può un siffatto infame.
               Lo guarda e lo riguarda, e tanti segni
               ritrova d’innocenza in quel bel volto

               che ne conclude che è falsato il quadro.



               «Tale malizia», inizia, − e avrebbe aggiunto
               «non può celarsi in un siffatto aspetto».
               Ma si ricorda il volto di Tarquinio,

               e «non può» in «non può non» cambia la lingua;
               così «non può celarsi» ora diventa
               «tale malizia non può non celarsi,
               come ho scoperto, in un siffatto aspetto.



               «Perché come è dipinto qui Sinone,

               così dolce, così mite, così stanco, −
               come esausto di pena e di fatica, −
               così giunse da me Tarquinio armato
               d’aspetto onesto, eppur dentro corrotto
               dal vizio. E come Priamo l’accolse

               così io Tarquinio, − e la mia Troia è morta.



               «Guarda, qui Priamo ascolta e si commuove,
               vedendo il falso pianto di Sinone!
               Perché, Priamo, sei vecchio e non sei saggio?

               Ogni lacrima è il sangue di un Troiano,
               fuoco, non acqua, scende da quegli occhi:
               le perle di cui tu t’impietosisci
               son palle ardenti, e bruceranno Troia.



               «È un trucco che ha rubato dall’inferno;

               Sinone nel suo fuoco è tutto ghiaccio,
               e nel suo ghiaccio si nasconde il fuoco.
               Codesti opposti fanno un’unità
               per lusingare e assicurar gli sciocchi.

               Così Sinone inganna Priamo e riesce
               ad incendiar con l’acqua la sua Troia».
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