Page 2212 - Shakespeare - Vol. 4
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ma nello sguardo dell’astuto Ulisse
c’è padronanza, arguzia e intelligenza.
Poi vedi il grave Nestore che arringa
i Greci incoraggiandoli a lottare,
mentre col sobrio gesto della mano
attira l’attenzione e incanta l’occhio;
sembra che parli e che l’argentea barba
s’agiti, intanto che dal labbro fugge
montando fino al cielo un fiato lieve.
Fan ressa attorno bocche spalancate,
che sembrano inghiottire i suoi consigli;
ascolta ognuno, ma con vario volto,
come se una sirena li stregasse, −
il pittore ha dipinto gli alti e i bassi,
teste quasi nascoste da altre teste,
che saltan su per guadagnare altezza.
Uno s’appoggia a un altro con la mano,
mentre un orecchio gli nasconde il naso;
un quarto, spintonato, è rosso in volto,
un altro ancora soffoca e bestemmia:
furiosi, sguainerebbero la spada,
ma non lo fanno per poter sentire
quali parole d’oro dica il vecchio.
È tanto ricca l’immaginazione,
e così naturale e ben composta,
che Achille, dietro, lo si vede solo
con l’occhio della mente: nel dipinto
non c’è che la sua lancia e la sua mano.
Piedi, volti, gambe, mani, teste
ti fanno immaginare tutto il resto. 114
Dalle mura dell’assediata Troia,
mentre esce il forte Ettorre, sua speranza,

